Lo smaltimento macerie rischia la paralisi

Il Tar ha accolto il ricorso contro la scelta del sito ex Teges designato dal commissario

L'AQUILA. Una pronuncia del Tar rischia di bloccare lo smaltimento delle macerie. La T&P che gestiva il sito ha ottenuto la sospensione dei decreti che, tramite espropri, indicavano quell'area come l'unica destinata a ospitare il trattamento.

Insomma il trattamento di 4,2 milioni di tonnellate di macerie rischia di andare verso un'imprevista paralisi creando una situazione gravissima e senza una soluzione alternativa e credibile all'orizzonte.

La cava in questione è la ex Teges situata in località Pontignone. Il ricorso è stato proposto dalla ditta «T&P» contro il commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi, il dipartimento di Protezione civile, Comune e Provincia, Ministero dell'ambiente e Asm. I giudici amministrativi, pertanto, hanno applicato la sospensiva dei decreti in vista della discussione nel merito prevista nel mese di ottobre del prossimo anno.

I fatti risalgono al maggio 2009 quando la giunta comunale in vista della necessità di trattare i rifiuti derivanti da crolli e demolizioni individuò la cava ex Teges come sito da utilizzare per il deposito di quei materiali. La ditta ricorrente è titolare di tutti i terreni della ex cava Teges, che nel corso degli ultimi due anni sono stati oggetto di interventi che hanno limitato la proprietà. Quei fondi, del resto, sono lo strumento per esercitare la loro attività imprenditoriale. Il Comune inoltrò alla ditta ricorrente una proposta di gestione per la soluzione del problema dello smaltimento e trattamento delle macerie. La proposta, dunque, fu valutata dall'ente e fu allestita dalla T&P la piattaforma impermeabile richiesta. Iniziarono anche i conferimenti che furono eseguiti con efficienza. Ma poi ci furono polemiche e il Comune fece marcia indietro mettendo fuori gioco la ditta.

Di qui il ricorso accolto. In particolare è stato chiesto e ottenuto l'annullamento del decreto con il quale il commissario delegato per la ricostruzione Gianni Chiodi ha disposto il vincolo alla espropriazione sul sito ex Cava Teges e ha disposto la rimozione urgente dei materiali derivanti dai crolli dei palazzi lasciando intendere che tali rifiuti sarebbero stati trasferiti sul sito da espropriare.

L'altra richiesta (andata a buon fine) riguardava la sospensione del decreto del 14 luglio 2011, mai comunicato al ricorrente come il precedente provvedimento, con il quale il Commissario ha individuato quale sito per depositare la macerie la medesima area ex Teges.

La terza richiesta di annullamento, anche essa andata a buon fine per il ricorrente, riguardava il decreto con il quale è stato approvato il progetto preliminare presentato dalla società Sogesid riguardante interventi di varia natura destinati al trattamento e stoccaggio del materiale derivante dai crolli ma comunque modificativi dell'assetto territoriale e, soprattutto, tali da rendere quei fondi non più utilizzabili per la loro destinazione naturale, commerciale e industriale.

Contestato pure dai ricorrenti ogni altro atto comprendente il protocollo di intesa tra enti locali e ministero riguardante «azioni di recupero e riqualificazione ambientale della cava ex Teges in località Pontignone».

Tra le motivazioni alla base del ricorso accolto, (presentato al Tar dall'avvocato Francesco Carli) c'è la «estrema irrazionalità e la massiccia antieconomicità della soluzione scelta che balzano agli occhi se si effettua un minimo di analisi territoriale e si cerca di verificare quali fossero le alternative possibili».

«Esistono dei siti», si legge ancora nel ricorso dell'avvocato Carli, «che sono parimenti accessibili, si presentano, cioè, a distanze analoghe a quelle della ex Teges, ma sono preferibili dal punto di vista economico. Si tratta della cava Ciuffini situata a Tempera, della cava Zugaro a Paganica, della cava ex Masci ubicata a Tempera, della cava Vaccarelli a San Giacomo e della cava Centi a Ocre».

In proposito nel ricorso si precisa che esistono soluzioni che non mortificherebbero l'interesse dei privati in quanto non pregiudicherebbero attività industriali e nemmeno inciderebbero su attività di impresa in fase di avvio. Al riguardo viene segnalata la cava ex Masci di Tempera che è stata dismessa e reintegrata al demanio oppure la cava Vaccarelli e quella di Ocre. In arrivo richieste di risarcimento.

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