Macerie, attivo un solo sito
Sette aree individuate dalla Regione, ma spuntano intoppi.
L’AQUILA. Nove mesi di tavoli tecnici, un solo sito attivato. Pensare di eliminare 3 milioni di metri cubi di detriti con 30 operai e 500 tonnellate al giorno è come svuotare il mare col secchiello.
I RITARDI. L’ha detto il 4 novembre il prefetto Franco Gabrielli («Se va avanti così smaltiamo in 50 anni»). L’ha ripetuto anche due giorni fa («Troppi ritardi, troppe lentezze. Questa macchina stenta a decollare»). La realtà, nove mesi dopo, non è incoraggiante. Ci sono 3 milioni di metri cubi da rimuovere da strade e piazze dell’Aquila e dei centri del circondario ancora ostruite dalle macerie. Ma c’è un solo sito di deposito temporaneo attivato, quello della vecchia cava della Teges a Paganica, dove 30 operai dell’Asm lavorano a mano una quantità che si aggira sulle 500 tonnellate al giorno. Le macerie vengono portate nel sito dai vigili del fuoco e dall’esercito. Il Comune dell’Aquila ha provveduto ad affidare il primo appalto per la rimozione delle prime 15mila tonnellate di macerie, dopo che 10mila sono state già lavorate e smaltite.
Ma i Comuni, specialmente quelli più piccoli, stretti dalle maglie di una normativa che non permette deroghe di alcun tipo, per cui vanamente fu inseguita una maxi-deroga finora mai arrivata, non sanno che pesci pigliare. La legge 77 strangola i sindaci, senza soldi e senza mezzi. Li considera produttori delle macerie, impone loro di rendicontare la gestione al commissario delegato e di disporre la rimozione e il trasporto. Ma poi basta che un cittadino lasci un divano rotto fuori posto che finiscono dritti in Procura. È già successo. Chiedere ai sindaci di Villa Sant’Angelo e San Demetrio. Ora, gli stessi amministratori chiedono aiuto alla Regione su come fare gli appalti, senza i quali non parte la rimozione e neppure la ricostruzione. Un incontro dedicato ai sindaci, per affrontare il tema delle procedure, è stato fissato per il 12 gennaio. I Comuni vogliono essere assistiti nella fase della predisposizione degli appalti-concorso, vista la delicatezza della materia. Saranno presenti rappresentanti dell’Anci.
I SITI BOCCIATI. I siti individuati nel territorio comunale di Pizzoli e messi a disposizione dall’amministrazione comunale (uno per il deposito temporaneo, la selezione e lo stoccaggio; uno per realizzare una discarica di inerti e tre per il ripristino delle cave dismesse) sono stati posti sotto sequestro in seguito al ritrovamento di rifiuti che vi erano stati abbandonati in maniera indiscriminata. Questo ha costretto la Regione a modificare l’iniziale assetto dei nove siti individuati. Così, Barisciano è passato da due a tre impianti (uno pubblico e due privati) e sono spuntate fuori altre aree nel territorio comunale dell’Aquila.
I NUOVI SITI. Fermo restando che solo uno (il primo) è in funzione, ecco, nel dettaglio, quali sono i siti idonei individuati, alla data del primo gennaio 2010, dal comitato tecnico. I siti pubblici sono: Paganica ex Teges (cava dismessa); Bazzano (area industriale) e Barisciano località Forfona (discarica rifiuti più area limitrofa). I siti privati, invece, sono: Roio Piano (cava dismessa); Barisciano località San Lorenzo (cava in esercizio); Barisciano località Forfona (discarica inerti) e Isola del Gran Sasso (Teramo, località Corazzano, discarica inerti). Per il sito di Bazzano, destinato a diventare il secondo deposito temporaneo, vale a dire il sito che si aggiungerebbe all’ex Teges per la fase del trattamento, tutto è pronto. Ma manca l’appalto per affidare il servizio a terzi.

I RITARDI. L’ha detto il 4 novembre il prefetto Franco Gabrielli («Se va avanti così smaltiamo in 50 anni»). L’ha ripetuto anche due giorni fa («Troppi ritardi, troppe lentezze. Questa macchina stenta a decollare»). La realtà, nove mesi dopo, non è incoraggiante. Ci sono 3 milioni di metri cubi da rimuovere da strade e piazze dell’Aquila e dei centri del circondario ancora ostruite dalle macerie. Ma c’è un solo sito di deposito temporaneo attivato, quello della vecchia cava della Teges a Paganica, dove 30 operai dell’Asm lavorano a mano una quantità che si aggira sulle 500 tonnellate al giorno. Le macerie vengono portate nel sito dai vigili del fuoco e dall’esercito. Il Comune dell’Aquila ha provveduto ad affidare il primo appalto per la rimozione delle prime 15mila tonnellate di macerie, dopo che 10mila sono state già lavorate e smaltite.
Ma i Comuni, specialmente quelli più piccoli, stretti dalle maglie di una normativa che non permette deroghe di alcun tipo, per cui vanamente fu inseguita una maxi-deroga finora mai arrivata, non sanno che pesci pigliare. La legge 77 strangola i sindaci, senza soldi e senza mezzi. Li considera produttori delle macerie, impone loro di rendicontare la gestione al commissario delegato e di disporre la rimozione e il trasporto. Ma poi basta che un cittadino lasci un divano rotto fuori posto che finiscono dritti in Procura. È già successo. Chiedere ai sindaci di Villa Sant’Angelo e San Demetrio. Ora, gli stessi amministratori chiedono aiuto alla Regione su come fare gli appalti, senza i quali non parte la rimozione e neppure la ricostruzione. Un incontro dedicato ai sindaci, per affrontare il tema delle procedure, è stato fissato per il 12 gennaio. I Comuni vogliono essere assistiti nella fase della predisposizione degli appalti-concorso, vista la delicatezza della materia. Saranno presenti rappresentanti dell’Anci.
I SITI BOCCIATI. I siti individuati nel territorio comunale di Pizzoli e messi a disposizione dall’amministrazione comunale (uno per il deposito temporaneo, la selezione e lo stoccaggio; uno per realizzare una discarica di inerti e tre per il ripristino delle cave dismesse) sono stati posti sotto sequestro in seguito al ritrovamento di rifiuti che vi erano stati abbandonati in maniera indiscriminata. Questo ha costretto la Regione a modificare l’iniziale assetto dei nove siti individuati. Così, Barisciano è passato da due a tre impianti (uno pubblico e due privati) e sono spuntate fuori altre aree nel territorio comunale dell’Aquila.
I NUOVI SITI. Fermo restando che solo uno (il primo) è in funzione, ecco, nel dettaglio, quali sono i siti idonei individuati, alla data del primo gennaio 2010, dal comitato tecnico. I siti pubblici sono: Paganica ex Teges (cava dismessa); Bazzano (area industriale) e Barisciano località Forfona (discarica rifiuti più area limitrofa). I siti privati, invece, sono: Roio Piano (cava dismessa); Barisciano località San Lorenzo (cava in esercizio); Barisciano località Forfona (discarica inerti) e Isola del Gran Sasso (Teramo, località Corazzano, discarica inerti). Per il sito di Bazzano, destinato a diventare il secondo deposito temporaneo, vale a dire il sito che si aggiungerebbe all’ex Teges per la fase del trattamento, tutto è pronto. Ma manca l’appalto per affidare il servizio a terzi.