Macerie, disco verde a 2 siti
Barisciano e Bazzano per trattare 1.600 tonnellate al giorno.
L’AQUILA. Disco verde per l’allestimento dei due nuovi siti, uno a Bazzano e l’altro a Barisciano, dove poter smaltire le macerie. E per sveltire i tempi, la Regione chiederà aiuto alla Protezione civile. Sono queste le decisioni assunte ieri al Tavolo Ambiente, convocato settimanalmente dall’assessore regionale Daniela Stati per affrontare il gravissimo problema dello smaltimento delle macerie del terremoto. Nel corso della riunione sono state, infatti, delineate le procedure per l’attivazione dei due siti pubblici già individuati a Bazzano e Barisciano, da destinare al deposito temporaneo e al trattamento delle macerie.
Il tutto sulla base del giudizio di idoneità tecnica fornito dall’Arta e dall’Ispra che hanno finora esaminato una ventina di proposte. L’attivazione delle due nuove discariche dovrebbero consentire il trattamento giornaliero di circa 1.600 tonnellate di macerie, che andranno ad aggiungersi alle circa 800 tonnellate che ogni giorno vengono depositate nell’unico sito già attivo, ovvero l’ex Teges a Paganica. Nel corso della riunione, il comitato tecnico, anche su sollecitazione dell’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) e del suo presidente Antonio Centi, al fine di accelerare al massimo tutte le procedure, ha deciso di richiedere al Dipartimento nazionale di Protezione civile di intervenire per l’allestimento delle due aree.
Una richiesta di aiuto motivata dalla necessità di stringere i tempi sulla rimozione dei cumuli di macerie che, a distanza di oltre nove mesi dal sisma, restano ancora un’emergenza irrisolta. Il Tavolo Ambiente ha affrontato pure le problematiche relative alla definizione di procedure amministrative-standard per l’appalto di attività di gestione delle macerie, rimandando a un gruppo tecnico ristretto la stesura definitiva dei documenti. Sono stati infine elaborati, di concerto con il Dipartimento di Protezione civile, i contenuti di un’ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri così da prevedere ulteriori semplificazioni amministrative, nonché la possibilità di autorizzare l’attività di impianti di recupero anche nelle cave dismesse. Intanto si attende l’entrata in funzione anche degli altri siti già sottoposti a verifica.
Una mappa nella quale non figura più Pizzoli, visto che le cinque aree proposte dal Comune per lo smaltimento delle macerie sono state escluse dal comitato tecnico. Una decisione fortemente contestata dall’amministrazione comunale di Pizzoli. Nella nuova mappa vengono indicati sette siti idonei: tre pubblici (Paganica ex Teges, Bazzano zona industriale e Barisciano Forfona) e quattro privati (Roio Piano, Barisciano San Lorenzo, Barisciano Forfona e Isola del Gran Sasso). Al momento, il trattamento è stato autorizzato solamente per quattro impianti. Gli altri necessitano di ulteriori verifiche per lo svolgimento di alcune delle tipologie di attività.
Il terzo polo per la selezione è quello di Barisciano, dove sono state individuate due discariche, una per rifiuti e una per inerti, e una cava in esercizio. Ora si è in attesa degli appalti (finora è stata espletata una sola gara) che i Comuni dovranno affidare alle ditte incaricate prima del trasporto e poi della lavorazione dei materiali derivanti da crolli, demolizioni e ristrutturazioni. Qualcosa come tre milioni di metri cubi di materiale per un peso complessivo che si aggira intorno ai 4 milioni e mezzo di tonnellate.
Il tutto sulla base del giudizio di idoneità tecnica fornito dall’Arta e dall’Ispra che hanno finora esaminato una ventina di proposte. L’attivazione delle due nuove discariche dovrebbero consentire il trattamento giornaliero di circa 1.600 tonnellate di macerie, che andranno ad aggiungersi alle circa 800 tonnellate che ogni giorno vengono depositate nell’unico sito già attivo, ovvero l’ex Teges a Paganica. Nel corso della riunione, il comitato tecnico, anche su sollecitazione dell’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) e del suo presidente Antonio Centi, al fine di accelerare al massimo tutte le procedure, ha deciso di richiedere al Dipartimento nazionale di Protezione civile di intervenire per l’allestimento delle due aree.
Una richiesta di aiuto motivata dalla necessità di stringere i tempi sulla rimozione dei cumuli di macerie che, a distanza di oltre nove mesi dal sisma, restano ancora un’emergenza irrisolta. Il Tavolo Ambiente ha affrontato pure le problematiche relative alla definizione di procedure amministrative-standard per l’appalto di attività di gestione delle macerie, rimandando a un gruppo tecnico ristretto la stesura definitiva dei documenti. Sono stati infine elaborati, di concerto con il Dipartimento di Protezione civile, i contenuti di un’ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri così da prevedere ulteriori semplificazioni amministrative, nonché la possibilità di autorizzare l’attività di impianti di recupero anche nelle cave dismesse. Intanto si attende l’entrata in funzione anche degli altri siti già sottoposti a verifica.
Una mappa nella quale non figura più Pizzoli, visto che le cinque aree proposte dal Comune per lo smaltimento delle macerie sono state escluse dal comitato tecnico. Una decisione fortemente contestata dall’amministrazione comunale di Pizzoli. Nella nuova mappa vengono indicati sette siti idonei: tre pubblici (Paganica ex Teges, Bazzano zona industriale e Barisciano Forfona) e quattro privati (Roio Piano, Barisciano San Lorenzo, Barisciano Forfona e Isola del Gran Sasso). Al momento, il trattamento è stato autorizzato solamente per quattro impianti. Gli altri necessitano di ulteriori verifiche per lo svolgimento di alcune delle tipologie di attività.
Il terzo polo per la selezione è quello di Barisciano, dove sono state individuate due discariche, una per rifiuti e una per inerti, e una cava in esercizio. Ora si è in attesa degli appalti (finora è stata espletata una sola gara) che i Comuni dovranno affidare alle ditte incaricate prima del trasporto e poi della lavorazione dei materiali derivanti da crolli, demolizioni e ristrutturazioni. Qualcosa come tre milioni di metri cubi di materiale per un peso complessivo che si aggira intorno ai 4 milioni e mezzo di tonnellate.