Macerie, indagati dirigente comunale e due funzionari

L’AQUILA. Falso ideologico e abuso d’ufficio in concorso. Questi i reati che vengono ipotizzati dalla Finanza a carico di una dirigente comunale e due funzionari. Si tratta di Paola D’Ascanio, dirigente del settore Ecologia e ambiente del Comune, e di Antonio Orsini e Aurelio Masciovecchio. I tre, secondo quanto accertato dai finanzieri, facevano parte della commissione che seguì la procedura per uno degli appalti per lo svuotamento (parziale) del sito ex Teges da dove periodicamente escono inerti, cioè macerie già trattate.

La dirigente D’Ascanio, che ha nominato quale difensore di fiducia l’avvocato penalista aquilano Stefano Rossi, ha ricevuto l’invito a comparire davanti al pm. Secondo l’ipotesi accusatoria, ancora tutta da dimostrare, non si sarebbe aggiudicata i lavori la ditta che aveva offerto di meno. Vi sarebbero state altre proposte più vantaggiose, anche se per valori quantificati in poche migliaia di euro di meno rispetto a quelli dell’aggiudicataria. Tra le ipotesi vi è anche quella dell’errore nel calcolo matematico connesso all’esame delle proposte.

IL BLITZ. A febbraio scorso la Finanza aveva acquisito le carte relative all’appalto per lo svuotamento parziale (pari a 15mila tonnellate di inerti) del sito ex Teges, ancora l’unico dove vengono lavorate le macerie. Il blitz al Comune era andato in scena proprio nel giorno dell’apertura delle buste di una gara da 200mila euro, aggiudicata all’Aquilana calcestruzzi con un ribasso del 38 per cento. L’attenzione degli uomini delle Fiamme gialle si era concentrata, in particolare, sul carteggio relativo alle procedure della gara di appalto per lo smaltimento di 15mila tonnellate di inerti.

Una gara alla quale avevano preso parte otto ditte, una delle quali, un’associazione temporanea d’impresa di cui era capofila l’Aquilana calcestruzzi, se l’era aggiudicata. Una gara da duecentomila euro, assegnata «con un ribasso vicino al 38 per cento, il che ha consentito un risparmio pari a circa ottantamila euro», dichiarò, nell’occasione, l’assessore comunale all’Ambiente Alfredo Moroni, che aggiunse: «Nessun sequestro di atti. Quando si è proceduto all’apertura delle buste, i finanzieri hanno acquisito tutta la documentazione. Siamo del tutto sereni sulla regolarità delle procedure e volentieri abbiamo messo a disposizione gli atti, alla luce della grande collaborazione con la prefettura e gli altri organismi che lavorano per il controllo sugli appalti. In questo contesto, l’acquisizione di atti, esiti e procedure di gara è da considerarsi un fatto del tutto normale».

IL PRECEDENTE. Non è la prima volta che dirigenti e funzionari comunali finiscono nel mirino a causa delle macerie. Lo scorso 15 aprile, infatti, altre due denunce erano state effettuate, stavolta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico, nei confronti di due funzionari comunali e un imprenditore per i reati di concorso in gestione illecita di rifiuti e abuso d’ufficio. Nell’ambito di controlli sul recupero di materiali da crollo generati dal terremoto, sono stati denunciati alla Procura i funzionari comunali Mario Di Gregorio e Giuseppe Galassi coinvolti nella vicenda insieme a un imprenditore edile. Secondo quanto riportato nell’informativa che i carabinieri hanno rimesso alla Procura, i due funzionari del Comune avrebbero affidato alla ditta in questione i lavori di messa in sicurezza e rimozione delle macerie di uno stabile di via Roma «senza aver preliminarmente verificato il possesso dei requisiti di legge necessari allo svolgimento delle operazioni da effettuarsi all’interno della zona rossa».

Il controllo era avvenuto alcune settimane fa, quando i carabinieri avevano identificato gli operai (alcuni dei quali non aquilani) intenti a liberare un sito dalle macerie. In particolare, la ditta stava trasportando i materiali in un cassone sistemato in viale Duca degli Abruzzi. In quella circostanza non erano stati effettuati sequestri di materiali né di mezzi di trasporto. L’indagine della sezione specializzata dei carabinieri si era incentrata, in particolare, sulla parte autorizzativa e sulla composizione dell’impresa edile che stava operando nel sito di via Roma. Ai tre denunciati era stata contestata la violazione del testo unico ambientale. Secondo i carabinieri, in sostanza, quel tipo di servizio non poteva essere affidato a quella ditta.

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