Macerie, sindaci allarmati
Rimozione: da giorni si aggirano ditte interessate.
L’AQUILA. I clan bussano alla porta. Vogliono mettere le mani sull’affare-macerie. Mentre c’è chi lavora alla ricostruzione pulita e trasparente, si aggirano in città e nei centri del circondario strani personaggi che cercano di accreditarsi con i sindaci del territorio offrendo la disponibilità a farsi carico della rimozione e del trattamento di quel che resta degli edifici crollati nella notte del terremoto.
L’ALLARME. Il pericolo che la malavita organizzata possa mettere le mani sulle rovine della città, per moltiplicarle cercando di trasformarle in oro e infestando un territorio socialmente e culturalmente sano come quello abruzzese, è più che concreto. La preoccupazione è palpabile non solo all’Aquila, dove tiene banco la polemica a distanza tra Cialente e Chiodi su chi si è mosso e chi no sulla gestione del problema. Nei giorni scorsi, a Fagnano Alto, i sindaci di alcuni centri del circondario si sono radunati per confrontarsi su come affrontare uno dei nodi più intricati del post-terremoto. «Girano personaggi che vengono a proporti le cose più strane», dice uno dei sindaci che hanno partecipato all’incontro. «Io ne ho già ricevute, di proposte, due o tre.
Da dove venivano? Una dalla Lombardia, una dal Veneto e l’altra dalla Calabria. Si presentano di buon mattino al Comune e chiedono di parlare col sindaco. Il succo del discorso è sempre lo stesso: dammi le macerie che ci penso io. Fanno esempi concreti. Dicono di essere attrezzati con il macinino che tritura il materiale derivante dalle demolizioni e dai crolli. Sappiamo bene», prosegue il sindaco, «che si tratta di un affare appetibile che scatena anche interessi da parte di aziende compromesse con la criminalità organizzata. Proprio per questo motivo, allora, li mettiamo sempre alla porta». I sindaci hanno segnalato il caso al prefetto Franco Gabrielli che li ha convocati e li ha messi in guardia. «Ci ha detto di stare attenti perché altrimenti rischiamo di imboccare tutti quanti la strada del tribunale. Ha ragione, si tratta di una faccenda seria su cui bisogna vigilare attentamente».
MACERIE FERME. Tra le raccomandazioni del prefetto e i timori di sbagliare, i sindaci si sono riaggiornati per la metà di novembre. «Le macerie nostre stanno tutte qua», confermano i diretti interessati. Ogni Comune, tuttavia, ha già predisposto un’area di stoccaggio provvisoria dove conferire, temporaneamente, i resti delle demolizioni. In attesa di ulteriori istruzioni su come muoversi. C’è chi vorrebbe un sito per i Comuni consorziati e chi vorrebbe appoggiarsi all’Aquila «che per i rifiuti non ci ha mai sostenuto», prosegue un altro sindaco. «Ma se è città-territorio dev’esserlo per tutto, anche per le cose scomode come la gestione dei rifiuti. E a maggior ragione adesso, con le macerie che rappresentano un grosso pericolo per le nostre comunità. Comunque, tutti uniti possiamo respingere meglio gli attacchi esterni».
I DIECI COMUNI. I dieci Comuni del piano strategico territoriale (Poggio Picenze, Barisciano, San Demetrio ne’ Vestini, Fossa, Sant’Eusanio Forconese, Villa Sant’Angelo, Fagnano Alto, Fontecchio, Tione degli Abruzzi e Ocre) puntano alla realizzazione di una piattaforma per lo stoccaggio temporaneo per poi procedere a un impianto di trattamento delle macerie, da affidare a un privato attraverso un bando. I sindaci sono pronti a organizzarsi in proprio, ma se dall’Aquila arriverà un segnale, un sito abbastanza grande da contenere anche le macerie del circondario, sono pronti a negoziare. Per ora, dalle strade non è stato rimosso niente. Solo quelle macerie che ostruivano il passaggio in vie praticabili. «Il problema», fa notare un altro sindaco, «è dove portare i rifiuti da sottoporre a trattamento, visto che la Regione ha individuato solo i siti dove portare quelli già trattati». All’Aquila, intanto, le prime 10mila tonnellate stanno per lasciare l’ex Teges, a un costo, per la collettività, di 140mila euro. Cialente cerca un altro sito. E intanto ha firmato l’ordinanza per aprire i primi 3 siti fissi (sui 5 totali) dove i privati potranno portare inerti e rifiuti ingombranti delle loro abitazioni fino a un massimo di 30 kg.
FINA REPLICA A CHIODI. Dopo il richiamo del presidente della Regione Gianni Chiodi, che invitava la Provincia a coordinare i Comuni per le macerie, interviene l’assessore provinciale all’Ambiente Michele Fina. «È utile richiamare l’attenzione di Chiodi all’ordinanza che stabilisce i ruoli delle istituzioni locali e i compiti della Provincia che si limitano a una funzione di supporto che stiamo assolvendo nel migliore dei modi. Abbiamo supportato i Comuni con linee guida per la gestione delle macerie. Abbiamo partecipato a tutti i tavoli di lavoro con Arta, Prefettura, Protezione civile, al fine di valutare i siti a norma per lo stoccaggio e la selezione. Abbiamo creato una pagina sul sito Internet per promuovere in modo trasparente l’accesso a tutte le informazioni utili. Fin dall’inizio siamo stati a disposizione di ogni esigenza dei Comuni, da noi più volte riuniti e sollecitati», precisa Fina. «Fin dall’inizio ho denunciato l’urgenza di questo enorme problema.
Togliere le macerie vuol dire accelerare e facilitare la ricostruzione e soprattutto restituire ai cittadini l’immagine di una città che volta pagina. Il lavoro è complesso e laborioso. Penso che la legge 77, che ha classificato le macerie come rifiuti solidi urbani, vada ridiscussa al fine di accelerare e snellire i tempi. Ma, come rappresentante di un’istituzione, non sento come compito prioritario quello di giudicare le altre istituzioni per scaricare su altri il barile. Il nostro dovere è fare e collaborare. Chiodi, come commissario, ha tante responsabilità ma spero che non si rifugi troppo spesso nella comoda giustificazione delle presunte colpe degli altri. Voglio dire chiaro che noi, come Provincia, siamo pronti ad assumere maggiori compiti sul problema dello smaltimento delle macerie, qualora gli altri enti lo riterranno utile. Con adeguate competenze speciali, mezzi e risorse, siamo sicuri di poter fare bene un lavoro più ampio. Se Chiodi non convoca un incontro, lo faremo noi».
L’ALLARME. Il pericolo che la malavita organizzata possa mettere le mani sulle rovine della città, per moltiplicarle cercando di trasformarle in oro e infestando un territorio socialmente e culturalmente sano come quello abruzzese, è più che concreto. La preoccupazione è palpabile non solo all’Aquila, dove tiene banco la polemica a distanza tra Cialente e Chiodi su chi si è mosso e chi no sulla gestione del problema. Nei giorni scorsi, a Fagnano Alto, i sindaci di alcuni centri del circondario si sono radunati per confrontarsi su come affrontare uno dei nodi più intricati del post-terremoto. «Girano personaggi che vengono a proporti le cose più strane», dice uno dei sindaci che hanno partecipato all’incontro. «Io ne ho già ricevute, di proposte, due o tre.
Da dove venivano? Una dalla Lombardia, una dal Veneto e l’altra dalla Calabria. Si presentano di buon mattino al Comune e chiedono di parlare col sindaco. Il succo del discorso è sempre lo stesso: dammi le macerie che ci penso io. Fanno esempi concreti. Dicono di essere attrezzati con il macinino che tritura il materiale derivante dalle demolizioni e dai crolli. Sappiamo bene», prosegue il sindaco, «che si tratta di un affare appetibile che scatena anche interessi da parte di aziende compromesse con la criminalità organizzata. Proprio per questo motivo, allora, li mettiamo sempre alla porta». I sindaci hanno segnalato il caso al prefetto Franco Gabrielli che li ha convocati e li ha messi in guardia. «Ci ha detto di stare attenti perché altrimenti rischiamo di imboccare tutti quanti la strada del tribunale. Ha ragione, si tratta di una faccenda seria su cui bisogna vigilare attentamente».
MACERIE FERME. Tra le raccomandazioni del prefetto e i timori di sbagliare, i sindaci si sono riaggiornati per la metà di novembre. «Le macerie nostre stanno tutte qua», confermano i diretti interessati. Ogni Comune, tuttavia, ha già predisposto un’area di stoccaggio provvisoria dove conferire, temporaneamente, i resti delle demolizioni. In attesa di ulteriori istruzioni su come muoversi. C’è chi vorrebbe un sito per i Comuni consorziati e chi vorrebbe appoggiarsi all’Aquila «che per i rifiuti non ci ha mai sostenuto», prosegue un altro sindaco. «Ma se è città-territorio dev’esserlo per tutto, anche per le cose scomode come la gestione dei rifiuti. E a maggior ragione adesso, con le macerie che rappresentano un grosso pericolo per le nostre comunità. Comunque, tutti uniti possiamo respingere meglio gli attacchi esterni».
I DIECI COMUNI. I dieci Comuni del piano strategico territoriale (Poggio Picenze, Barisciano, San Demetrio ne’ Vestini, Fossa, Sant’Eusanio Forconese, Villa Sant’Angelo, Fagnano Alto, Fontecchio, Tione degli Abruzzi e Ocre) puntano alla realizzazione di una piattaforma per lo stoccaggio temporaneo per poi procedere a un impianto di trattamento delle macerie, da affidare a un privato attraverso un bando. I sindaci sono pronti a organizzarsi in proprio, ma se dall’Aquila arriverà un segnale, un sito abbastanza grande da contenere anche le macerie del circondario, sono pronti a negoziare. Per ora, dalle strade non è stato rimosso niente. Solo quelle macerie che ostruivano il passaggio in vie praticabili. «Il problema», fa notare un altro sindaco, «è dove portare i rifiuti da sottoporre a trattamento, visto che la Regione ha individuato solo i siti dove portare quelli già trattati». All’Aquila, intanto, le prime 10mila tonnellate stanno per lasciare l’ex Teges, a un costo, per la collettività, di 140mila euro. Cialente cerca un altro sito. E intanto ha firmato l’ordinanza per aprire i primi 3 siti fissi (sui 5 totali) dove i privati potranno portare inerti e rifiuti ingombranti delle loro abitazioni fino a un massimo di 30 kg.
FINA REPLICA A CHIODI. Dopo il richiamo del presidente della Regione Gianni Chiodi, che invitava la Provincia a coordinare i Comuni per le macerie, interviene l’assessore provinciale all’Ambiente Michele Fina. «È utile richiamare l’attenzione di Chiodi all’ordinanza che stabilisce i ruoli delle istituzioni locali e i compiti della Provincia che si limitano a una funzione di supporto che stiamo assolvendo nel migliore dei modi. Abbiamo supportato i Comuni con linee guida per la gestione delle macerie. Abbiamo partecipato a tutti i tavoli di lavoro con Arta, Prefettura, Protezione civile, al fine di valutare i siti a norma per lo stoccaggio e la selezione. Abbiamo creato una pagina sul sito Internet per promuovere in modo trasparente l’accesso a tutte le informazioni utili. Fin dall’inizio siamo stati a disposizione di ogni esigenza dei Comuni, da noi più volte riuniti e sollecitati», precisa Fina. «Fin dall’inizio ho denunciato l’urgenza di questo enorme problema.
Togliere le macerie vuol dire accelerare e facilitare la ricostruzione e soprattutto restituire ai cittadini l’immagine di una città che volta pagina. Il lavoro è complesso e laborioso. Penso che la legge 77, che ha classificato le macerie come rifiuti solidi urbani, vada ridiscussa al fine di accelerare e snellire i tempi. Ma, come rappresentante di un’istituzione, non sento come compito prioritario quello di giudicare le altre istituzioni per scaricare su altri il barile. Il nostro dovere è fare e collaborare. Chiodi, come commissario, ha tante responsabilità ma spero che non si rifugi troppo spesso nella comoda giustificazione delle presunte colpe degli altri. Voglio dire chiaro che noi, come Provincia, siamo pronti ad assumere maggiori compiti sul problema dello smaltimento delle macerie, qualora gli altri enti lo riterranno utile. Con adeguate competenze speciali, mezzi e risorse, siamo sicuri di poter fare bene un lavoro più ampio. Se Chiodi non convoca un incontro, lo faremo noi».