Sulmona

Manca l’ambulanza per un bambino: il padre se la fa prestare dagli Angeli del Soccorso

19 Novembre 2025

Un “piano b” arrangiato all’ultimo minuto ma, nonostante ciò, non è mancata la beffa. Il medico anestesista non ha permesso alla madre del minore di salire a bordo

SULMONA. I medici dispongono il trasferimento d’urgenza ma manca l’ambulanza. Così la famiglia è costretta a bussare alle porte di un’associazione privata. La triste storia, l’ennesima che coinvolge il sistema sanitario, riguarda un bimbo di dieci anni che l’altro giorno ha rischiato di non poter arrivare in ospedale per le cure necessarie. Il minore era stato portato al pronto soccorso di Sulmona dai genitori per la comparsa di febbre alta dopo oltre due settimane di malattia. Dopo essere stato sottoposta ai vari accertamenti, i medici hanno disposto il trasferimento urgente all’ospedale di Pescara ma le uniche due ambulanze a disposizione del 118, per trasferimenti ed emergenze sul territorio, erano entrambe occupate.

Per questo i familiari hanno provveduto a contattare gli Angeli del Soccorso, associazione di volontariato che ha messo a disposizione un mezzo di emergenza, condotto dal padre del bambino che peraltro è autista del 118. Un “piano b” arrangiato all’ultimo minuto ma, nonostante ciò, non è mancata la beffa. Il medico anestesista non ha permesso alla madre del minore di salire a bordo dell’ambulanza e il bambino, già fortemente provato, è entrato in uno stato di agitazione maggiore. «È un atteggiamento che non ho tollerato, tanto che ho predisposto subito una denuncia-querela», annuncia la madre del minore, avvocata del foro di Sulmona. Il minore era stato già preso in carico nelle settimane precedenti dal reparto di pediatria ma le cure non avevano avuto alcun effetto.

«L’intera gestione ha mostrato criticità ed è paradossale che, per un bimbo di dieci anni, non vi erano ambulanze disponibili. Abbiamo dovuto anche sostenere il costo della benzina. È una vicenda che deve fare riflettere chi parla di sanità», si sfoga la madre avvocata, secondo la quale «anche durante il ricovero non vi è stato univocità di trattamento tra i pediatri che si sono susseguiti. Fin quando non è rimasto altro che disporre un trasferimento d’urgenza. Un’urgenza da codice rosso arrivato a destinazione con ben 4 ore di ritardo». Ora il bimbo sta meglio, anche se, dopo un ricovero in rianimazione e un intervento chirurgico, resta sotto osservazione.

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