«Mi butto giù»: il falso allarme in montagna usando l’intelligenza artificiale

15 Settembre 2025

Intervento di pompieri, 118, soccorso alpino e carabinieri: la ragazza non aveva mai chiesto aiuto. Aleggia l’ombra di un hacker dietro la chiamata di emergenza: avrebbe “craccato” un telefonino

L’AQUILA. «Adesso mi butto. Mi butto e basta». Dal monte Camicia. Questo il tenore della telefonata ricevuta ieri mattina dagli operatori del Numero unico di emergenza (Nue), che non hanno perso un attimo di tempo ad allertare immediatamente il 118, insieme ai vigili del fuoco, così da attivare ogni risorsa disponibile all’istante pur di sventare l’ennesima tragedia in montagna. Perché un momento di debolezza non si sa mai come può andare a finire. Solo che lo scenario è impervio, e la persona non risponde più alle chiamate degli operatori, che intanto cercano di capirne meglio l’esatta posizione. Forse è già troppo tardi. Così viene messo in allerta pure il Soccorso alpino e speleologico (Cnsas) di stanza a Campo Imperatore, che a sua volta procede a sorvolare a lungo l’area nel tentativo di scorgere almeno una sagoma dall’alto, ma senza successo. Chissà dove sarà andata a finire in mezzo a quelle rocce.

Finché, dopo ore di ricerche, ecco che il telefonino della persona cercata viene finalmente localizzato, con i soccorritori che vanno quindi a colpo sicuro facendolo squillare. La suoneria proviene infatti dalla tasca di una ragazza, in quel momento in compagnia di altri amici, tutti fino ad allora felici e spensierati per quella gita domenicale sul Gran Sasso. E invece cascati dalle nuvole una volta vistisi accerchiati dai tecnici del Cnas, che continuavano a sincerarsi delle condizioni della giovane. Solo che lei stava benissimo, e giura tuttora di non aver effettuato nessuna chiamata di emergenza, né di averne ricevuta alcuna dal 118, che pure aveva provato più volte a ricontattarla dopo il primo Sos.

Ecco perché, dal tentato suicidio – fortunatamente non andato a buon fine perché mai realmente tentato – si passa presto al sospetto di un tentativo di hackeraggio del telefonino della ragazza da parte di ignoti. A quanto pare riuscito. Uno scherzo, insomma. Ma di quelli capaci di far alzare in volo gli elicotteri, mettendo potenzialmente a repentaglio l’incolumità degli stessi operatori. E non è escluso che qualcuno abbia potuto riprodurre il timbro vocale della giovane. Tanto che adesso spetta ai carabinieri provare a fare luce sulla vicenda.

Così, senza voler scomodare il caso Crosetto – finito mesi fa vittima di una coppia di cyber criminali capaci di clonarne la voce pur di mettere a segno una truffa milionaria – qualora dovesse essere accertato anche in questo caso l’ipotesi di un attacco hacker, l’episodio getterebbe un’ombra sinistra sugli attuali rischi dell'intelligenza artificiale, suggerendo che non serve essere un “pezzo grosso” per finire nel mirino dei cyber criminali, né di essere realmente in pericolo per mettere in moto un’intera macchina di soccorsi. E che quindi, di conseguenza, con l’IA a portata di tasca nessuno è davvero al sicuro. O forse in realtà lo siamo tutti, anche se poi è un attimo sembrare in punto di morte.

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