Migranti all’Aquila, i video su TikTok: «Ecco i dettagli, così verranno tutti qui»

Il video con la “guida” agli arrivi all’Aquila

9 Novembre 2025

La “guida” social in lingua pashtu dell’influencer Hayatkhan. C’è chi chiede consigli su come arrivare e avere i documenti

L’AQUILA. L’Europa dell’accoglienza non passa più solo attraverso i canali ufficiali, ma attraverso una mappa parallela fatta di immagini, chat e segnalazioni tra sconosciuti potenziali compagni di viaggio. Su TikTok circolano brevi video che raccontano partenze, arrivi, attese: basta aprirne uno, scorrere i commenti, e il sistema di accoglienza italiano ed europeo prende forma come una rete invisibile. Una geografia costruita dal basso, dove ogni informazione è preziosa e ogni risposta può orientare un itinerario. E tra le coordinate che emergono, ogni tanto spunta anche il nome dell’Aquila. Nel video mostrato l'altro giorno da alcuni dei 25-30 giovani migranti davanti alla Prefettura – contenuto poi rimosso dalla piattaforma – si vede un ragazzo, l'influencer Hayatkhan, parlare in pashtu, lingua ufficiale in Afghanistan. Racconta la fatica del viaggio, la richiesta di asilo, la procedura prevista dal Regolamento di Dublino. Dice che molti sono arrivati con lui, che aspettano una risposta, confidando che vada tutto bene, Inshallah. Nel video la città viene nominata in modo quasi impercettibile. La conferma arriva nei commenti. Un utente chiede: «Che città è? Scrivi il nome».

L'autore risponde: «Laquila». In pashto ribadisce: «Da shaar nom Laquila de», cioè «Il nome della città è L’Aquila». Da lì la conversazione cambia ritmo. C’è chi chiede come arrivare, chi domanda se arrivare «a inizio novembre», chi scrive (forse ironicamente): «Darò i dettagli, così la gente verrà tutta all’Aquila». Qualcuno dice di essere già sul posto «da tre anni», altri chiedono se «fanno colloqui» o «quanto tempo serva per ottenere i documenti». Il social diventa così una guida informale all’accoglienza, con indicazioni pratiche su assistenza sanitaria, legale, uffici da contattare. Una rete disordinata ma efficace, una mappa non stampata che si costruisce video dopo video, attraverso emoji, frasi brevi e lingue diverse.

E non è la prima volta che la città si trova al centro di flussi non programmati di migranti da terra. Durante l’emergenza legata al contenimento del Covid, tra il 2021 e il 2022, L’Aquila affrontò arrivi spontanei di migranti in numero anche superiore rispetto a quelli attuali. In quella fase, l’accoglienza fu gestita con strumenti straordinari: la Protezione civile mise a disposizione temporanea alcune strutture alberghiere per garantire quarantene e isolamento sanitario, evitando situazioni di bivacco all’aperto e alleggerendo la pressione sulle strutture ordinarie. Ora, il fenomeno non riguarda solo L’Aquila.

In diverse città italiane, la capacità di accoglienza è al limite: a Siena gruppi di migranti dormono per giorni nel centro storico in attesa di un posto nelle strutture, mentre a Trento le cronache locali hanno documentato persone costrette a trovare riparo in cavità sotto le strade e in altre aree di fortuna. Tutto questo evidenzia una criticità diffusa a livello nazionale: i flussi non vengono gestiti in maniera uniforme e, là dove i sistemi di accoglienza sono saturi, le persone restano letteralmente senza un luogo dove stare. I flussi dei migranti di terra fanno i conti con la ripartizione delle quote dei migranti arrivati via mare, attribuita a ciascuna Prefettura.

©RIPRODUZIONE RISERVATA