Ministero a Monza, giudice chiude la sede: sì al ricorso dell'avvocato di Avezzano

Il giudice del Lavoro di Roma: la sede del ministero della Semplificazione e delle Riforme istituita dal governo a Monza dovrà essere chiusa. Successo del legale Dorangela Di Stefano che ha difeso i sindacati

AVEZZANO. La sede del ministero della Semplificazione e delle Riforme istituita dal governo a Monza dovrà essere chiusa. Lo prevede il giudice del Lavoro di Roma Anna Baroncini che ha dichiarato "antisindacale" il comportamento della Presidenza del Consiglio nell'istituzione degli uffici ministeriali a Monza e ha ordinato di "rimuovere gli effetti" di quella decisione. E' quanto si legge nel dispositivo della III sezione Lavoro del Tribunale di Roma depositato oggi: una vittoria per l'avvocato di Avezzano Dorangelo Di Stefano che ha difeso i sindacati Snaprecom e Sipre con un ricorso contro le sedi periferiche dei ministeri.

"Grazie al ricorso per condotta antinsindacale", spiegano i sindacati, "la presidenza del consiglio dei ministri dovrà chiudere le sedi periferiche delle strutture affidate ai ministri Bossi e Calderoli (rispettivamente, un dipartimento e una struttura di missione) nella specie dovrà essere chiusa l'unica sede distaccata finora istituita a Monza. Difatti con decreto del giudice del lavoro di roma del 14 ottobre 2011 (depositata stamane) è stata dichiarata l'antisindacalità della condotta della presidenza del consiglio dei ministri", proseguono Snaprecom e Sipre, "che avrebbe dovuto coinvolgere le organizzazioni sindacali operanti nel relativo comparto, attivando le prescritte forme di partecipazione sindacale (informazione preventiva e concertazione), prima di procedere all'istituzione delle anzidette sedi".

"Come è noto, invece, i ministri Bossi e Calderoli hanno provveduto con proprio decreto alla istituzione di dette sedi", prosegue il comunicato, "e con enorme risalto sui mezzi di informazione suscitando, tra l'altro, le legittime perplessità del Quirinale anche rispetto alla procedura adottata. Il Tribunale di Roma ha, quindi, ristabilito il rispetto del principio di legalità, ordinando la rimozione degli effetti della condotta lesiva delle prerogative sindacali, il che comporta l'immediata chiusura delle sedi in questione, pena in difetto l'applicazione delle sanzioni penali previste dall'articolo 650 codice penale. Le associazioni sindacali Snaprecom e Sipre esprimono viva soddisfazione per il risultato ottenuto in un periodo in cui tutto il pubblico impiego è fatto oggetto di provvedimenti legislativi discriminatori e di svariati attacchi denigratori anche da parte di autorevoli membri del governo".