Muore a 91 anni Vivio il pugile partigiano

Aveva 91 anni. Pioniere della "nobile arte" all'Aquila, nella primavera del '44 impugnò le armi e andò in montagna per combattere i nazifascisti

L'AQUILA. È morto all'età di 91 anni (compiuti il 23 luglio) Alfredo Vivio, il pugile partigiano. Con Vivio se ne va un pezzo di storia dell'Aquila. Docente di educazione fisica e preparatore atletico anche per molti rugbisti, uomo di sport e amante della montagna, scalatore e scialpinista, ha iniziato l'attività pugilistica a 16 anni e l'ha portata avanti fino al 1950. Pioniere della «nobile arte» all'Aquila, fondò l'Accademia pugilistica aquilana e anticipò metodi di allenamento innovativi. Nella primavera del 1944 impugnò le armi e andò in montagna a capo di un gruppo partigiano che sfidò i nazifascisti. Attaccò e distrusse un convoglio tedesco mandato a impadronirsi dell'oro custodito nei depositi della Zecca; organizzò e guidò un blitz che riuscì a penetrare nel blindatissimo carcere di San Domenico e a liberare dodici condannati a morte dai nazisti. Il suo nome entrò nella leggenda. A lui è stato dedicato il libro «Una vita per lo sport» scritto dall'ex preside Dante Capaldi.

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