Muore per un malore dentro il cimitero

San Benedetto, un 58enne stava facendo visita ai defunti quando si è accasciato. Inutili i soccorsi

SAN BENEDETTO DEI MARSI. È stato colto da un malore mentre era al cimitero e stava facendo visita ai parenti defunti. Per lui, nonostante i soccorsi, non c’è stato nulla da fare.

Si tratta di Pasquale Mastroianni, 58 anni, di San Benedetto che, secondo gli accertamenti, sarebbe stato stroncato da un infarto.

L’episodio è avvenuto intorno alle 14 quando l’uomo, accompagnato dal figlio, è andato al cimitero di San Benedetto. Improvvisamente, mentre i due camminavano tra le tombe, l’uomo avrebbe accusato un malore e si sarebbe accasciato. A lanciare l’allarme è stato proprio il figlio che ha chiesto aiuto e chiamato i soccorsi. Per Mastroianni, però, non c’è stato nulla da fare.

È stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Pescina per tentare una rianimazione, ma ogni tentativo è stato inutile. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della locale stazione, coordinati dal maresciallo Loreto Colabianchi, che hanno eseguito i rilievi per ricostruire gli ultimi momenti di vita del 58enne, che lavorava in una marmeria ad Avezzano. «Lo conoscevo molto bene», racconta il sindaco di San Benedetto Quirino D’Orazio, ancora scosso dopo aver appreso la notizia. «Era una brava persona, uno di quegli uomini d’altri tempi, seri e onesti, su cui si può sempre contare. Lo scorso anno ha lavorato anche per il Comune di San Benedetto, come autista, perché si trovava in mobilità. Non era una di quelle persone che si accontentano della mobilità e rifiutano i lavori, come spesso accade, ma era sempre pronto a darsi da fare. L’anno scorso lo vedevo tutti i giorni perché era nell’organico dell’ufficio tecnico. Non posso avere che un buon ricordo di lui e sicuramente verrà ricordato come un grande lavoratore, un uomo casa e chiesa, dedito alla famiglia e veramente in gamba». Il sindaco ricorda anche la sua grande capacità di adattamento a ogni situazione lavorativa. «Quando staccava dal Comune», aggiunge, «non si fermava, non si adagiava sugli allori e non rinunciava a qualche altro lavoretto. Era un bravo elettricista, ma sapeva anche battere il ferro, fare lavori di muratura e lavorava anche il sabato e la domenica. Tutto questo era Pasquale: mancherà a tutta la popolazione». Lascia la moglie Rosalba e i figli Antonio, Andrea e Marialisa.

Pietro Guida

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