«Non mandate via i vigili del fuoco»

Demolizioni e rimozione macerie, da Onna no allo smantellamento degli Ucl.

ONNA. C’è in atto un progressivo smantellamento degli Ucl (unità di crisi locale) dei vigili del fuoco nei paesi del cratere. A lanciare l’allarme è Tiziana Colaianni che ora abita nel nuovo villaggio di Onna e che il sei aprile ha perso due figlie, Susanna e Benedetta. La sua casa in via delle Siepi è distrutta. «Togliere le Ucl - e quindi di fatto i vigili del fuoco - a cominciare da quello di Onna» scrive Tiziana Colaianni «è toglierci un riferimento abituale che ci fa avere fiducia nel recupero degli oggetti - che sono la nostra vita e la nostra memoria- nelle nostre case». «L’attività dei vigili del fuoco in questi sette mesi» continua Tiziana Colaianni «è stata incessante ed encomiabile. Abbiamo visto fino a poco tempo fa una presenza massiccia ma non sfruttata a pieno causa la mancata individuazione delle discariche.

Da quando la discarica principale è stata individuata ed effettuata una “giusta” sua programmazione, la presenza dei pompieri è andata man mano scemando, con una riduzione sistematica della loro presenza e con una prevista chiusura di vari Ucl entro il mese di dicembre. Ci si dice che l’emergenza è finita e che ormai siamo alla fase 2-3-4. Noi sappiamo però che le scosse continuano e poi abbiamo una città storica da recuperare e borghi che devono essere ricostruiti con le loro peculiarità affinché non si perda l’identità: e con che cosa li ricostruiremo se non si effettua una giusta azione di recupero? E la giusta azione di recupero può avvenire solo tramite i vigili del fuoco e l’applicazione di un protocollo di intervento e recupero.

Protocollo che di fatto non esiste. Se non c’è richiesta specifica di recupero da parte del proprietario dell’immobile da abbattere, i particolari architettonici non vengono recuperati ma caricati e portati via magari per essere destinati al mercato o ancora peggio distrutti in un trituratore per farne breccia o sabbia. Il recupero degli architravi, dei cantonali, dei coppi deve essere fatto a prescindere dal volere del proprietario e tutto va restituito alla comunità. Perché questo può avvenire solo tramite i pompieri? Intanto perché sono sensibili alle richieste delle persone e ancora perché in fase di abbattimento sono ancora più attenti a recuperare quel che può essere rimasto sotto le macerie e sanno che una foto o un oggetto che spunti ancora tra le pietre può essere un prezioso ricordo della vita che fu.

E questo loro lavoro ci viene offerto con abnegazione, al costo per la collettività del loro stipendio mensile con l’aggiunta di un minimo di indennità di missione che riscuoteranno chissà quando! Allora, se ci sono già degli stipendi correnti per effettuare un certo tipo di lavoro perché nuovamente riproporre ditte private a cui affidare gli abbattimenti? Perché spendere milioni di euro che potrebbero servire invece alla ricostruzione? Perché in questa nostra Italia non si sfruttano le risorse di uomini capaci e competenti che lo Stato ha già a disposizione e si deve ricorrere al sistema degli appalti? In quanti rivoli si disperde il fiume degli appalti? E quei rivoli quali laghi alimentano? Questa Italia ha visto talmente tanto di quel marcio che gli italiani non si fidano più degli appalti così come in generale non si fidano più di ciò che è Apparato. E allora, di nuovo: perché mandare a casa i pompieri ed affidare ai privati la gestione degli abbattimenti?».