Notte di terrore a Villavallelonga: «Ho pensato ai ladri, invece era l'orso»

Alle 2 del mattino Medoro Bianchi viene svegliato dai rumori e dall'allarme, quindi la scoperta del plantigrado e la fuga dal balcone. Legambiente: «La Regione non lasci da solo il Parco»

VILLAVALLELONGA. «Compà c’è l’orso dentro la sala da pranzo, aiutatemi». Il grido d’allarme lo ha lanciato Medoro Bianchi ai suoi vicini dalla finestra mentre cercava di mettere in salvo la moglie Giuseppina e i bambini di 8 e 6 anni. Si era svegliato nel cuore della notte pensando di avere i ladri in casa e invece si è ritrovato davanti lui, l’orso. E’ stato il rumore di un tubo di una vecchia stufa a metterlo in guardia e a richiamare la sua attenzione mentre dormiva con la moglie e i figli. Dopo aver subito un furto aveva deciso di installare un sistema di allarme e di dormire sempre con un bastone vicino. Quando ieri notte ha sentito i rumori ha pensato che i ladri fossero tornati: immediatamente si è alzato ed è sceso per le scale che collegano il piano giorno con il piano notte. In quel momento è scattato l’allarme e poco prima di arrivare all’ultimo gradino ha capito che non aveva davanti un malintenzionato ma un orso. Mario, come ormai lo chiamano amichevolmente i residenti di Villavallelonga, si aggirava come ormai fa da mesi per le strade del paese. Evidentemente a un certo punto si è ritrovato in un vicolo cieco e non sapendo dove andare è salito su un muretto ed è entrato nel cortile dell’abitazione della famiglia Bianchi.

Anche qui, però, l’orso marsicano era in gabbia e spaventato ha cercato una via di fuga per tornare sulle sue amate montagne. L’unica strada percorribile era una vecchia finestra il legno coperta da una zanzariera. Senza pensarci due volte il plantigrado l’ha rotta e si è ritrovato nella cantina dell’abitazione. Da lì a entrare direttamente nella zona giorno della casa dei Bianchi è stato un attimo. Nel suo tentativo disperato di fuggire, però, l’orso si è scontrato con una serie di ostacoli che hanno fatto svegliare non solo il capofamiglia ma anche i vicini. «Stavo dormendo già da un po’ quando ho sentito dei rumori», racconta Bianchi, provato dall’accaduto, «ho capito subito che qualcuno aveva sbattuto al tubo della stufa nella cantina e mi sono alzato. Ho preso il bastone, ho acceso la luce e stavo scendendo le scale quando ho visto l’orso che saliva verso di me. La sua zampa era sull’ultimo scalino, mi è bastato vederla per capire di chi si trattava. E’ stata una questione di attimi. Io avevo il bastone in mano e con la ringhiera ho fatto rumore. L’orso stava salendo verso il piano notte dove dormivano mia moglie e i mie figli ma per fortuna con quel frastuono e con l’allarme che suonava si è messo paura ed è scappato in camera da pranzo».

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Medoro Bianchi non è riuscito a trattenere le lacrime ripensando al pericolo che ha corso la sua famiglia e alla paura che ha provato quando si è visto l’orso davanti. Il 45enne, dipendente del consorzio acquedottistico marsicano, non appena si è reso conto di quello che stava accadendo ha avuto un solo pensiero: mettere al sicuro la famiglia. E’ risalito in camera e ha portato la moglie Giuseppina, 37 anni, casalinga, e i figli, su una terrazza per evitare che il plantigrado potesse fargli del male. «Ho visto l’orso andare verso la sala da pranzo e sono subito corso dai miei bambini», continua , «mia moglie nel frattempo si era svegliata. Abbiamo preso i piccoli e insieme siamo andati su una terrazza esterna che porta a una mansarda. Ho detto loro di salire e di rifugiarsi lì, non sapevo neanche io cosa fare. Poi in quel momento sono arrivati un mio vicino e un amico. Mi hanno chiesto cosa stava succedendo e io gli ho strillato: compà c'è l'orso dentro la sala da pranzo aiutatemi. Non mi credevano. Poi hanno visto mia moglie spaventata con i bambini e mi hanno aiutato a portarli al sicuro. Li abbiamo fatti scendere dal balcone, la mia più grande preoccupazione erano loro». I guardiaparco nel frattempo stavano monitorando l’orso e avevano capito che si trovava nel centro abitato di Villavallelonga. In pochi minuti davanti a casa Bianchi si sono radunate decine di persone ma a nessuno veniva in mente di entrare in casa.

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«Il primo guardiaparco è arrivato dopo venti minuti», prosegue nel racconto l’operaio, «poi gli altri che stavano seguendo i suoi spostamenti sono arrivati dopo quaranta minuti. Ho capito subito che per entrare aveva rotto la finestra della cantina. E’ rimasto lì fino alle 5 del mattino quando l’hanno addormentato e portato via». Da quel momento la famiglia Bianchi non è rientrata più in casa. Ci sono stati prima i racconti, poi le visite in ospedale per il trauma subito. Sanno che Mario ha fatto qualche danno ma ancora non possono quantificarlo. «Mia moglie è sotto choc per quello che è successo, siamo stati anche in ospedale per parlare con uno specialista», conclude Medoro Bianchi, «ai bambini abbiamo cercato di non fargli capire bene quello che era accaduto ma comunque sono stati svegliati nel cuore della notte e portati via. Noi alle 2 abbiamo chiuso tutto e siamo scappati, non sappiamo quello che è successo dentro. Poi i danni si valuteranno. Da questa mattina (ieri per chi legge, ndr) ho raccontato tante volte quello che è successo, ma se ci penso è diverso. In quel momento non avevo via d’uscita, ho avuto solo tanta paura».

«La Regione faccia il suo dovere e non lasci da solo il Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise e le altre aree protette». Lo chiede in una nota Legambiente Abruzzo dopo quanto accaduto a Villavallelonga (L'Aquila) dove l'orso Mario è entrato in una casa. «Siamo preoccupati di quanto accaduto a Villavallelonga - dicono Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo, e di Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e biodiversità di Legambiente - trovare un orso in casa non deve essere una bella esperienza e si deve al caso se non ci sono state gravi conseguenze per la famiglia coinvolta, a cui va la nostra vicinanza, e per l'orso Mario che è stato efficacemente allontanato e rimesso in natura dai tecnici e dagli operatori del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise». «L'incolumità delle persone e la tutela di un orso - proseguono i due esponenti ambientalisti - non possono essere il frutto del caso o della buona stella, occorre fare di più e affrontare con decisione i nodi ancora irrisolti di una strategia di conservazione dell'orso bruno marsicano che ha ancora troppe tessere fuori posto». Da qui la richiesta «alla Regione Abruzzo - continuano Nicoletti e Di Marco - di dimostrare un minimo di responsabilità in questo settore, sia il presidente della Regione ad assumersi direttamente la responsabilità della tutela dell'orso che non è più una competenza settoriale e per cui serve una regia politica vera che fino a oggi è mancata. Chiediamo inoltre che venga affrontata con decisione la dimensione sociale e comunitaria della conservazione dell'orso, coinvolgendo in un processo partecipato le comunità locali nelle azioni di gestione dell'orso». «Siamo consapevoli che occorre ridurre le fonti urbane di alimentazione dell'orso, e per primo i pollai, ma non si può pensare che un'azione di eliminazione di queste strutture sebbene abusive - aggiungono i due esponenti di Legambiente - non passi attraverso una condivisione con i sindaci e i cittadini, ai quali possono essere anche proposte soluzioni alternative e innovative». «Stesso lavoro va fatto con gli agricoltori della piana del Fucino che lasciano resti di lavorazione delle carote incustodite che diventano fonti di alimentazione incontrollata per l'orso. Questi cambiamenti di abitudini necessari, per cittadini e agricoltori, non si ottengono perché è scritto nel Patom ma si possono raggiungere se si mettono in campo azioni e si sperimentano metodi non ancora sperimentati», concludono.