il caso

Oncologo nei guai all'Aquila: imputato per assenteismo

Il medico Fanini rischia una condanna per truffa. L’Azienda sanitaria chiede centomila euro di risarcimento danni

L’AQUILA. Si assentava dal lavoro per svolgere la sua attività nella sede della Lilt, Lega italiana per la lotta contro i tumori. Con quest’accusa il noto medico aquilano Rodolfo Fanini, di 64 anni, originario di Montereale ma residente all’Aquila, rischia una condanna per truffa. La vicenda giudiziaria che lo riguarda è approdata ieri in sede di udienza preliminare. Il giudice Giuseppe Romano Gargarella ha fissato la data della prossima udienza a venerdì 21 ottobre. I fatti contestati dalla procura della Repubblica risalgono al periodo compreso tra l’agosto 2011 e il febbraio 2012.

Secondo quanto riportato nel capo d’imputazione, il dottor Fanini, «al fine di trarre un ingiusto profitto, nella sua qualità di medico oncologo in servizio nell’unità operativa complessa di Radioterapia dell’ospedale civile “San Salvatore” dell’Aquila, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, nel periodo compreso dal mese di agosto 2011 al mese di febbraio 2012, si assentava ripetutamente dal citato reparto, in maniera ingiustificata, facendo figurare la sua presenza in ufficio, svolgendo la propria attività nella sede della Lega italiana per la lotta contro i tumori». La difesa dell’imputato è stata affidata all’avvocato di fiducia Isidoro Isidori. Parte offesa nel procedimento è l’azienda sanitaria Avezzano-Sulmona–L’Aquila, che si è costituita parte civile per chiedere il risarcimento del danno al medico, per una cifra che si aggira sui centomila euro. L’azienda sanitaria è stata rappresentata, nel procedimento, dall’avvocato Alessandro Piccinini.

Va precisato che l’attività in favore della Lega italiana per la lotta contro i tumori, effettuata dal dottor Fanini, non prevede una remunerazione, ma questo, ovviamente, non cambia i termini delle contestazioni di natura penale che sono state sollevate nei confronti dell’imputato.

Nel corso delle varie udienze preliminari che si sono succedute nei mesi scorsi sono state ascoltate numerose testimonianze da parte del personale dell’Unità operativa di radioterapia, tese ad accertare la sussistenza delle accuse al medico di essersi assentato dal posto di lavoro. A sostegno della tesi accusatoria sarebbe stato esaminato anche il numero degli interventi chirurgici effettuati dai vari medici all’interno del reparto medesimo.

La difesa è convinta di poter dimostrare l’infondatezza dell’accusa, in quanto il medico avrebbe svolto l’attività per la Lilt fuori dell’orario di lavoro in ospedale.

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