Onna, antica necropoli riscrive la storia del paese

Trovate tombe nello stesso punto dove vennero segnalate già 120 anni fa Onna onlus e Pro loco: fare uno studio approfondito e valorizzare i reperti

ONNA. Era il 1895, quando il marchese aquilano Niccolò Persichetti (1849-1915) scriveva: «In un terreno di proprietà della Prepositura di Onna, nella contrada via di San Giovanni che, verso Nord-Est, dista dall’abitato circa 200 metri, ai primi del passato mese di novembre, facendosi uno scassato per lavori agricoli, si sono trovate delle tombe a inumazione di età romana, alla profondità appena di un metro dalla superficie del suolo». Un sito, quello indicato dal marchese, che sembra non essere molto distante dall’area che in questi giorni ha restituito una decina di sepolture, probabilmente di epoca romana appunto, durante i lavori per la realizzazione della metropolitana di superficie San Demetrio-Scoppito, inserita nel potenziamento della linea ferroviaria Sulmona-Terni. Il ritrovamento, reso possibile grazie agli interventi di archeologia preventiva condotti dalla Soprintendenza unica per L’Aquila e il cratere, con a capo Alessandra Vittorini, e diretti dal funzionario archeologo Rosanna Tuteri, è avvenuto proprio all’ingresso del paese e ha reso necessaria l’interruzione temporanea del cantiere di Rete Ferroviaria italiana (Rfi). Le sepolture si trovano non a un metro dalla superficie, come quelle individuate dai contadini onnesi di cui parla Persichetti, ma a circa tre metri dal suolo e dovevano ospitare sia bambini che adulti, almeno a una prima analisi. All’interno delle fosse, infatti, sono stati trovati i resti di scheletri adulti, ma anche coppi posti a protezione di piccoli corpi, non molto differenti da quelli descritti nella sua breve relazione dal marchese: «I cadaverini degli infanti erano conservati tra due canali anche di terracotta». Sembra tornare di attualità, insomma, un ritrovamento che ha più di un secolo e a cui è stato forse dato poco peso in passato. D’altra parte, lo stesso Persichetti ipotizzava: «L’esistenza colà in antico di un vico o pago da non confondersi col vicino Vicus Offidius (oggi Bazzano)». Una possibilità che non si deve escludere, considerando anche la presenza nella zona di altri aggregati urbani. È per questo motivo che la Onna onlus vorrebbe vederci più chiaro e chiede a Rfi di finanziare nuove campagne di scavo, in modo da allargare l’area di indagine quanto più possibile e definire con maggiore esattezza l’estensione e la ricchezza di quella che sembra delinearsi come una vera e propria necropoli e che potrebbe dunque restituire, insieme alle sepolture, anche oggetti di valore, che spesso venivano posizionati come corredo dei defunti. «Gli oggetti funebri rinvenuti nelle dette tombe andarono perduti, per incuria degli scavatori», scriveva ancora Persichetti, «tranne una bacinella fittile, in parte rotta». «Speriamo sia diverso il destino degli oggetti che verranno fuori da questo scavo», commenta la presidente di Onna onlus Margherita Nardecchia Marzolo. Intanto anche la Pro loco di Onna ha pronta una lettera da inviare a Soprintendenza e Ferrovie: «Quello che chiediamo non è di bloccare i lavori (sappiamo bene che non è praticabile), ma di fermare tutto per il tempo necessario a fare una verifica attenta, prelevare i reperti più interessanti ed esporli in via definitiva nella casa della cultura».

Michela Corridore

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