Sulmona

Orrore a Sulmona: violentano una dodicenne e pubblicano i video. Indagati un 14enne e un 18enne, abusi ripetuti nelle loro case

14 Settembre 2025

La città è sconvolta da una vicenda che ha avuto una notevole eco nazionale. Tante reazioni da parte della politica

SULMONA. Il più piccolo, suo coetaneo, la convinceva a seguirli in casa. Poi le violenze e gli abusi. Un copione che si è ripetuto per mesi, sotto la minaccia di rendere pubblici i video dell'orrore. Quell'orrore che ha come protagonisti due giovanissimi, un dodicenne e un diciottenne, e come vittima una dodicenne immortalata suo malgrado in quei video che rimbalzavano tra le chat e i gruppi WhatsApp del paese.

Sugli aguzzini ora pendono le accuse di violenza sessuale aggravata e revenge porn, mentre i carabinieri, che indagano sulla vicenda, hanno sequestrato telefonini e computer alla ricerca delle prove che li metterebbero definitamente in un angolo. La città di Sulmona, centro della Valle Peligna, è sotto choc. In città non si parla d'altro, dell'incubo vissuto da una 12enne del paese, una delle tantissime ragazzine che ogni giorno affollano il corso o i locali del centro. Secondo quanto ricostruito da chi indaga, la giovane avrebbe subito abusi già dall'inizio dell'anno da parte dei suoi due aguzzini, amici tra loro.

A consentire l'apertura delle indagini è stata la denuncia della stessa dodicenne che, ormai sopraffatta, avrebbe confessato ai suoi genitori quanto stava accadendo. Gli indagati, infatti, la violentavano sotto la minaccia di pubblicare online i video degli abusi, facendo finire la giovane in una spirale di umiliazione e intimidazione. Non è escluso che il più piccolo possa aver fatto da 'esca' per consentire ai due di guadagnarsi l'inziale fiducia.

La Procura della Repubblica di Sulmona, e quella dei minorenni dell'Aquila, hanno dunque aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata, affidando le indagini ai carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Sulmona.

Ieri i militari si sono presentati a casa dei due indagati con un mandato di perquisizione. Sequestrati telefonini, computer, tablet e dispositivi elettronici che saranno ora passati al setaccio in cerca delle prove che incastrerebbero i due. Si attende dunque l'informativa dettagliata da parte dei carabinieri, prima che arrivino poi i risultati delle analisi su hard disk, smartphone e memorie di archiviazione sequestrate agli indagati. Sotto la lente degli investigatori anche le chat e i gruppi WhatsApp dove sono rimbalzati i video. Le immagini, infatti, sarebbero state ripostate e condivise da adolescenti con commenti, ingiurie e insulti. Non è escluso, dunque, che l'indagine possa allargarsi con una contestazione anche nei confronti di chi ha divulgato o visto i video senza denunciare.

Un'ondata di indignazione ha attraversato non solo la città peligna ma anche le istituzioni, locali e nazionali: la vicenda infatti ha avuto una notevole eco anche fuori dai confini regionali. La vicepresidente del consiglio regionale, Marianna Scoccia, ha lanciato l'idea di rendere l'Abruzzo "promotore di un piano strutturale e continuativo che coinvolga scuole, famiglie e territori". "Pretenderò - ha detto - che diventi una priorità nell'agenda politica regionale. Non è solo cronaca: è il segnale di un vuoto educativo e culturale che le istituzioni hanno il dovere di colmare".

Ha parlato di "drammi umani che scuotono le coscienze", il senatore del Pd Michele Fina chiedendo "un serio e deciso investimento formativo e culturale per le giovani generazioni". "La parola chiave - ha sottolineato la senatrice di Iv Daniela Sbrollini, capogruppo in commissione femminicidio - è prevenzione: educazione al rispetto, consapevolezza nell'utilizzo della rete e strumenti più efficaci per proteggere i più piccoli". Ha chiesto una "rivolta culturale" la senatrice dem Cecilia D'Elia.

L'ex parlamentare abruzzese del Pd Stefania Pezzopane ha ribadito l'importanza di "scuola e famiglia" contro la " la sottocultura patriarcale e del possesso" che - ha affermato - "è ancora troppo diffusa".