Ospedale, caccia a 2 faldoni

Nella sede della Asl non si trovano le carte dell’inchiesta.

L’AQUILA. Sono due i faldoni che mancano al pm per chiudere l’inchiesta sul crollo dell’ospedale: ma alla Asl nessuno ne sa nulla. Avviati i contatti tra magistratura e il direttore Giancarlo Silveri.
Ieri mattina, infatti, nuovi vertici della Asl, guidati dall’ingegnere Giancarlo Silveri, hanno avuto contatti ufficiali con gli uffici della Procura: è quasi certo che non sapessero della vicenda perchè quando fu avviata l’inchiesta e furono reperiti i documenti, alla guida della Asl c’era un’altra direzione. Insomma un piccolo giallo visto che degli atti ancora non c’è traccia.

Ma emerge un altro aspetto: non sempre tutti gli atti della Asl si trovano negli uffici dell’azienda sanitaria. Infatti è molto probabile che alcuni documenti quali carte di appalti o planimetrie, soprattutto se risalenti a molti anni fa, siano custoditi in enti quali il Genio civile, la Regione o altri. Il terremoto, con molti uffici seriamente danneggiati, ha di certo reso più difficile le innumerevoli acquisizioni fatte dalla polizia giudiziaria nei mesi scorsi. Questo non permette di ultimare le indagini e di emettere gli avvisi di garanzia nei confronti dei presunti responsabili dei crolli e delle lesioni che hanno determinato l’inagibilità della struttura poche ore dopo il sisma del 6 aprile. L’ospedale San Salvatore avrebbe dovuto costituire il quarto filone della maxi inchiesta sul terremoto.

La ricerca da parte dei magistrati Procura, comunque, prosegue anche se non è da escludere che ci possa essere un’altra inchiesta qualora si dovesse arrivare ad avere prove sulla sparizione dolosa dei documenti sulla costruzione di un’opera progettata negli anni settanta e realizzata in 30 anni. L’indagine, per disastro colposo, si è resa inevitabile visti i danni notevoli riportati dal San Salvatore che era stato realizzato, per l’appunto, per resistere a scosse di terremoto anche superiori alla intensità del sisma del 6 aprile. Ma i danni, anche se non ci sono state vittime, sono notevoli e secondo alcune indiscrezioni, ancora da confermare, ci sarebbero pilastri non fatti a regola d’arte per l’assenza di staffe. La struttura fu sequestrata prima di altre dalla magistratura (nella parte danneggiata) proprio per fare in modo, dopo alcuni prelievi, di restituirla subito per poter riprendere a pieno regime l’attività sanitaria.

BLACK OUT.
In relazione al black out che c’è stato al San Salvatore il 16 gennaio si apprende da fonti Asl che, di fatto, l’energia elettrica non è mai mancata. Nel senso che i gruppi elettrogeni sono entrati in funzione subito e che, comunque, l’autonomia dei gruppi elettrogeni ha una durata di giorni per cui non esiste il rischio reale che l’ospedale resti senza energia elettrica per un solo istante. Inoltre tutti i gruppi elettrogeni e le cabine vengono sottoposte a frequente manutenzione. Da altre fonti, infine, si apprende che un breve «buco di tensione» si è verificato anche nella caserma della Finanza.

GRANDI RISCHI.
Sono in corso gli ultimi interrogatori di persone informate sui fatti su presunte responsabilità di affermazioni «troppo rassicuranti» circa la previsione di un forte terremoto fatte dopo la riunione di Commissione a fine marzo 2009 cui seguì la catastrofe. Sembra che a rischiare gli avvisi di garanzia siano soprattutto coloro che resero sulla stampa delle dichiarazioni ritenute «avventate» da chi ha inoltrato esposti. Il documento è rassicurante in quasi tutta la stesura ma nemmeno esclude forti terremoti.