Avezzano

Paziente operato per tre volte: l’Asl risarcirà oltre mezzo milione

13 Settembre 2025

Il giudice del tribunale di Avezzano ha accertato le responsabilità del personale dell’ospedale. Diagnosti tardiva di una perforazione da diverticolite: l’uomo fu dimesso nonostante i dolori

AVEZZANO. Asl 1 condannata al pagamento di oltre mezzo milione di danni, per «colpa dovuta a imperizia, imprudenza e negligenza», così scrive il giudice nel testo motivazionale della sentenza. Il caso è quello di un paziente marsicano ultrasettantenne, ricoverato all’ospedale di Avezzano dal 29 settembre 2019 al 17 gennaio 2020. Periodo nel quale è stato sottoposto a tre diversi interventi chirurgici, tutti in urgenza, al termine del quale non ha mai riportato la piena guarigione ed è stato costretto a sostanziali cambiamenti delle abitudini di vita.

La vicenda ha inizio il 26 settembre del 2019. Il paziente, già da qualche anno, era sottoposto ad uno specifico regime di cure per un carcinoma alla vescica. Quel giorno, a causa d un forte dolore addominale, si recò spontaneamente al pronto soccorso di Avezzano, salvo essere dimesso poche ore dopo poiché non furono riscontrate patologie tali da richiederne ulteriori indagini cliniche. Tre giorni dopo, sopraffatto dal dolore, tramite il 118 è stato nuovamente trasportato in pronto soccorso. Stavolta, però, gli è stata riscontrata una perforazione da diverticolite. Condizione che ha reso necessario un intervento chirurgico d'urgenza. Gli esami accertarono che l'infiammazione aveva raggiunto uno stadio avanzato, ed era perciò diagnosticabile già diversi giorni prima. Il legale dell'uomo, l'avvocato Berardino Terra, ha inoltre portato all'attenzione del giudice l'insufficienza della documentazione presente all'interno della cartella clinica dell'uomo, lacunosa e incompleta.

Stando a quanto ricostruito dal tribunale di Avezzano, circa 3-4 giorni dopo l'operazione, il paziente cominciò a percepire cattivo odore fuoriuscire dal taglio praticato durante l'intervento chirurgico. Che si rivelerà essere il risultato di un processo infettivo in corso. Solo diversi giorni dopo fu accertata la presenza di necrosi. Per questo il paziente fu nuovamente operato d'urgenza. Per ben due volte. La prima il 6 ottobre e la seconda il 18 ottobre. Interventi che produssero ulteriori resezioni del tratto intestinale. L'uomo fu dimesso solo il 17 gennaio. Da allora non è mai guarito completamente. L'avvocato Terra ha ribadito in sede processuale il carico delle conseguenze, fisiche e psicologiche, prodotte dall'agire dei medici dell'ospedale. Da un lato il danno biologico, come accertato dal perito di parte incaricato dal legale avezzanese, il professor Mauro Arcangeli. Dall'altro il danno morale soggettivo e dinamico-relazionale, legati al drastico cambiamento delle abitudini di vita del paziente. Compresa la difficoltà a dormire. Un uomo sportivo, appassionato di moto e di escursioni montane, nonché un radioamatore. Costretto ormai a deambulare con un bastone e ad un regime alimentare rigido. Il giudice Alessandra Contestabile ha quindi riconosciuto le responsabilità dell’azienda sanitaria e definito «censurabile la mancata refertazione già in sede di risonanza magnetica del 26 settembre 2019 di segni indicativi di un dubbio diagnostico che avrebbero richiesto esami di secondo livello. Non conforme alla buona pratica clinica, poi, si sono mostrate le manovre operatorie del cavo addominale, con persistenza di focolai settici responsabili delle successive complicanze, mentre incompleta appare l’osservazione post-operatoria, rispetto al primo intervento; le operazioni successive sono state conseguenza della complicanza settica iniziale. Una più accurata igiene e gestione post operatoria, avrebbero potuto concedere al paziente sorte differente, migliorativa. La condizione attuale, invece, trova riscontro in un quadro disfunzionale ben più grave, valutabile in un danno biologico del 60%». La Asl dovrà perciò pagare 485mila e 825 euro di danni, oltre alle spese di lite per più di 10mila euro.