«Poteri straordinari agli enti locali»

Pezzopane: usciamo dall’emergenza e progettiamo il futuro con i cittadini.

L’AQUILA. Mentre Cialente esprime disappunto per il molto ancora da fare, la Pezzopane propone poteri straordinari agli enti locali. I comitati bocciano questa ricostruzione. «A distanza di 7 mesi» osserva il sindaco Massimo Cialente, «mi aspettavo una soluzione complessiva per riportare gran parte dei cittadini all’Aquila e invece non è stato possibile. Credevo di poter disporre di un piano di investimenti della ripresa economica produttiva che invece è in ritardo e pensavo che fosse più facile avviare il piano di perimetrazione per la ricostruzione». «Il piano case, così come il successo della ricostruzione delle scuole», aggiunge Cialente, «pensavo che fossero un pezzo del processo complessivo di ricostruzione.

Dopo sette mesi il primo problema è rappresentato dai nuclei familiari che abitano in case di categorie E ed F che restano fuori. Il dramma, però, è la ricostruzione leggera B e C, che non sta partendo perché siamo in ritardo. Oggi ci sono 4.200 domande rispetto alle oltre 10mila attese». «Rilancio con forza la proposta di istituire una tassa di scopo», dichiara il primo cittadino dell’Aquila, «e mi aspetto, da qui a 15 giorni, massimo un mese, di dover dichiarare il dissesto finanziario del Comune. Non c’è ancora il decreto annunciato che sia in grando di compensare il mancato introito tributario. Oggi siamo sotto di 36 milioni di euro solo per i mancati introiti di tributi. Il danno patrimoniale complessivo ammonta a circa 9 milioni di euro. Continuando di questo passo mi viene da pensare che forse qualcuno vuole commissariare i comuni e togliere di mezzo tutti i sindaci».

LA PEZZOPANE. «Ora poteri straordinari agli enti locali», chiede la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, «6 aprile-6 novembre: la forza e la speranza degli sfollati hanno attraversato già tre stagioni ed ora si approssima la più dura. Chi sta ancora in tenda sa. E stare in tenda non è certo una scelta, ma una necessità, quando non una costrizione indotta da doveri e legami che non lasciano alternative. D’altronde chi è sfollato altrove (oltre 20.000 ancora sulla costa) non sta molto meglio senza più continuità con la propria stessa vita. È questa una grande nota stonata nell’impegno collettivo e unitario che si sta profondendo nell’emergenza. Viene fuori chiaramente, dopo sette mesi, che c’è uno spettro di problemi variegati ancora tutti da affrontare, fatto di ritardi nei lavori, di gente ancora senza tetto, montagne di macerie da smaltire, ricostruzione neppure iniziata.

Problemi che si mescolano ai successi ed ai risultati che pur stiamo conseguendo». «L’immagine reale insomma», aggiunge la presidente della Provincia, «è fatta di luci e di ombre e sbaglia chi vuol lasciare intendere che all’Aquila sia tornata la normalità e che gli aquilani siano incontentabili, perché depotenzia gli sforzi che ancora lo Stato e l’Europa devono fare. Dopo sette mesi mi sento di dire che bisogna cominciare a pensare al futuro insieme ad esperti veri e a luminari ma anche coinvolgendo i cittadini. Vogliamo che si esca al più presto da questa emergenza a tempo indeterminato e si restituiscano poteri al territorio. Parliamo naturalmente di poteri straordinari per affrontare una situazione straordinaria che riguarda noi più di chiunque altro».