Processo Grandi rischi, gli avvocati torchiano i testi dell'accusa

Clima teso in tribunale all'Aquila, domande martellati dei difensori dei sette imputati ai testimoni chiamati dalla procura. In aula schermaglie tra avvocati e procura (foto: i legali in aula)

L'AQUILA. Domande martellanti ai testimoni. Si è svolta in una clima teso caratterizzato da schermaglie piuttosto dure tra accusa e difesa la quinta udienza del processo sulla Commissione Grandi Rischi, i cui sette componenti - tra scienziati dei terremoti, esperti ed ex vertici della Protezione civile nazionale - sono accusati di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose. Gli avvocati difensori hanno torchiato i testimoni: raffica di domande, alcune tecniche tanto che uno dei testimoni stava sudando e ha chiesto al giudice la possibilità di togliersi la giacca. Nell'aula del tribunale dell'Aquila è riunito il primo gruppo dei quasi 300 testimoni, in larga parte parenti ed amici delle vittime del sisma, presentati dalla procura, rappresentata dai pm Fabio Picuti e Roberta D'Avolio.

L'accusa è basata sul fatto che le false rassicurazioni fornite dalla commissione Grandi Rischi al termine della riunione 31 marzo 2009, a cinque giorni dal scossa che causò 309 morti e oltre 1.600 feriti, hanno indotto la popolazione a non adottare i tradizionali comportamenti, come ad esempio uscire di casa dopo forti scosse. I testimoni stanno ripercorrendo le storie dei loro parenti che hanno ignorato i pericoli del terremoto perché si sono sentiti rassicurati dalle prese di posizione degli esperti. Mentre nella precedente udienza il bilancio era stato nettamente a favore dell'accusa, oggi le difese e l'avvocatura dello Stato hanno alzato il tiro incalzando testi e polemizzando, a tratti anche vivacemente con i pm e con il giudice Marco Billi.

Gli imputati sono Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis (anche oggi presente in aula), già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all'Università di Genova, e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile.

Fino a oggi i testi, familiari e amici di vittime del sisma, hanno sottolineato che i loro congiunti, spaventati dalle scosse fino al 31 marzo 2009, giorno della riunione della Cgr, hanno poi cambiato atteggiamento dopo i tranquillizzanti messaggi diffusi dagli esperti al termine di quell'incontro, per questo avrebbero potuto salvarsi il 6 aprile di due anni fa in occasione del tragico terremoto.

Nell'udienza odierna hanno confermato la tesi in audizioni molto lunghe, il vigile urbano Aldo Scimia, che ha perso la madre, e Gianfranco Di Marco, che ha perso la madre, la sorella e il nipote nei crolli della frazione di Onna. Una ipotesi rifiutata dalle difese, che annoverano principi del foro come gli avvocati Alfredo Biondi, ex ministro della Giustizia, Marcello Melandri, già impegnato in processi come Fastweb e Gea. Tra gli avvocati di parte civile anche Giulia Bongiorno che, però, nelle prime udienze non ha partecipato. De Bernardinis, fin qui, ha seguito tutte le udienze, quasi come lui Dolce, mentre Boschi si è visto in aula una sola volta. La prossima udienza si svolgerà il 9 novembre.