Processo Grandi Rischi, l’oncologo Veronesi: “Sentenza antistorica”

L’ex ministro della sanità e direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia al Corriere della sera: “Questa non è giustizia ma soltanto una vendetta. I giudici pensano che gli esperti della commissione Grandi Rischi, scienziati di fama mondiale, avessero intenzione di mandare a morte gli aquilani?”
L’AQUILA. “C’è una bella differenza fra dichiarare qualcuno responsabile o colpevole. La colpevolezza presuppone un’intenzione. I giudici pensano che gli esperti della commissione Grandi Rischi avessero intenzione di mandare a morte gli aquilani?”. È la domanda che si pone da lunedì scorso Umberto Veronesi, 86 anni, medico ed ex ministro della Sanità durante il governo Amato (2000-2001). Nel porsi e porre questo quesito c’è tutto lo stupore del direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia per la sentenza del tribunale che ha condannato i sette componenti della commissione del 2009 per il mancato allarme terremoto all’Aquila. E non a caso Veronesi ha dichiarato al Corriere della sera che “questa condanna più che storica è antistorica”.
“Mi chiedo perché questa condanna per omicidio colposo a scienziati di fama mondiale che hanno sbagliato le loro previsioni”, spiega Veronesi sulle colonne del quotidiano milanese. “La sismologia non si è mai dichiarata una scienza certa: grandi terremoti non sono mai stati previsti con precisione. E in Giappone, di recente, nessuno ha portato in tribunale i sismologi. Purtroppo nelle sentenza aquilana non vedo altro che la vendetta, per placare il dolore di chi ha perso i propri cari”.
“Ma il principio di vendetta collettiva non è quello che ispira il nostro Diritto”, è l’affondo critico dell’ex ministro. “Purtroppo la sentenza riflette una concezione di giustizia antica, non in linea con gli standard di illuminata civiltà e difesa della Costituzione che la nostra magistratura normalmente manifesta. Il primo grado del processo Grandi Rischi è arrivato a un risultato opposto: una giustizia che sentenzia senza capire e senza analizzare, che pare volere soddisfare gli istinti peggiori dei familiari e dei sopravvissuti, crea un precedente pericoloso che non fa parte della nostra cultura. Io sono un sostenitore dei magistrati e proprio per questo sono stupito e sconcertato”.
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