Quelle vite spezzate sulle strade Le famiglie raccontano il dolore 

L’associazione fondata dai parenti delle vittime parla dei drammi in un convegno all’auditorium Gssi Il vice capo della polizia Rizzi presenta il suo libro e ricorda l’esperienza in città: «Qui progetti pilota»

L’AQUILA. «Ogni crimine ha una vittima, ogni vittima ha diritto ad avere almeno una voce». Stefano Guarnieri, padre di un giovane morto sulla strada, racchiude in una frase il senso della giornata di ieri, che ha visto la polizia di Stato e l’associazione che porta il nome del figlio, Lorenzo Guarnieri, organizzare due incontri nella sala del Gssi in occasione della Giornata mondiale delle vittime degli incidenti stradali. Nel primo appuntamento, moderato dalla giornalista Michela Santoro, sono intervenuti gli studenti degli istituti Da Vinci-Colecchi e dell’Amedeo d’Aosta. L’evento è nato dalla collaborazione tra Guarnieri, fondatore dell’associazione “Lorenzo Guarnieri onlus”), Erina Panepucci (mamma di Giuseppe Magnifico) e Laura Serpetti (mamma di Tiberio Giorgi), che hanno portato all’attenzione dei ragazzi il punto di vista dei familiari delle vittime, e spiegato quanto sia impattante per la vita delle persone trovarsi ad affrontare tragedie simili. Paolo Fassari, dirigente del compartimento polizia stradale Abruzzo e Molise, ha ricordato come purtroppo il trend degli incidenti stradali non sia incoraggiante, con un aumento degli incidenti e delle vittime. Subito dopo gli studenti hanno assistito alla proiezione del film “Young Europe”, prodotto dalla polizia di Stato con il regista Matteo Vicino.
Nel pomeriggio la giornata è proseguita con la presentazione del volume “Investigare 4.0 - Viaggio nel mondo delle indagini”, a cura del vice capo della polizia Vittorio Rizzi, ex questore dell’Aquila, e Anna Maria Giardini. Gli operatori delle forze dell’ordine hanno incontrato i parenti delle vittime. «Il Codice di procedura penale ignora le vittime», ha detto Guarnieri, «ma le cose pian piano stanno cambiando. L’Unione Europea ha dettato i diritti minimi delle vittime di reato e l’Italia col progetto Chirone detta le linee guida per la loro gestione». Dopo l’intervento di Giustino Parisse, Rizzi ha ricordato i due anni trascorsi all’Aquila, esperienza che ha visto l’esordio di due iniziative che poi sono state esportate in tutta Italia: il camper antiviolenza che girava nei quartieri del dopo sisma per raccogliere testimonianze e denunce delle donne maltrattate, e la “stanza rosa” in cui queste donne potevano incontrare gli operatori in tutta sicurezza. «Le vittime e i loro parenti sono portatori di un dolore che gli investigatori devono maneggiare come fosse un cristallo», ha detto Rizzi, prima di ricevere una riproduzione del monumento alle vittime della strada che si trova lungo il sentiero della Madonna Fore.
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