Ruderi di Sant’Egidio Scavi per svelarne la storia secolare

I lavori saranno sotto la direzione della Soprintendenza La struttura si trova sul Gran Sasso a quota 1.680 metri

L’AQUILA. A 1680 metri di altitudine, tra le aspre cime di Campo Imperatore, ai piedi del monte di San Gregorio, una volta detto Monte Sacrario, nelle zone che i pastori raggiungevano dal Tavoliere delle Puglie nel mese di giugno per trascorrere l’estate al fresco, è ancora visibile qualche resto di una piccola chiesa, dedicata per tradizione a Sant’Egidio, un santo eremita.

Una chiesa che serviva anche da rifugio ai numerosi pastori che vigilavano su miglia di pecore e che dormivano in piccole strutture provvisorie o in capanne di pietre a secco. È una storia dal fascino antico, quella che avvolge la chiesetta di Sant’Egidio e che resta ancora in parte misteriosa.

Una storia su cui hanno deciso d’indagare quattro archeologi della zona, con a capo Alessio Rotellini, che a breve cominceranno i lavori di ripulitura e perimetrazione della chiesa.

Le opere prenderanno il via subito dopo Ferragosto, con la direzione scientifica della Soprintendenza, e la supervisione dell’archeologa Rosanna Tuteri, che spiega: «L’intento è soprattutto ripulire la zona dalle erbacce e dai massi crollati. Per ora verranno liberati i resti della chiesa dalle macerie. Si tratta comunque di un progetto pluriennale: per il prossimo anno chiederemo un vero e proprio scavo archeologico che adesso non è di fatto possibile».

LA STORIA. Le prime testimonianze scritte risalgono al XII secolo ma non si conoscono la data di costruzione della chiesa né la pianta originaria né i rapporti di questa con le strutture pastorali adiacenti. Domande a cui la prossima indagine tenterà di dare risposta.

Le fonti testimoniano che nel 1362 il vescovo aquilano Paolo raccolse le istanze del capitolo di Santa Maria ad Silicem di Assergi lamentando il degrado in cui versava la chiesa di Sant’Egidio e ne auspicava un tempestivo restauro, come è spiegato da Edoardo Micati in un testo pubblicato da Carsa: «Si tratta di un luogo di culto nato con la ripresa della pastorizia, e non a caso si trova a breve distanza dalla nota grancia cistercense di Santa Maria del Monte. Appaiono evidenti le sue funzioni di cura delle anime e di ricovero per tutti coloro che nella stagione estiva frequentavano la montagna. Di certo i pastori usufruivano, in caso di maltempo o di bufere improvvise, dell’ospitalità del piccolo cenobio, ma anche coloro che attraversavano la montagna potevano trovare utile questo punto di riferimento del vasto Piano di Campo Imperatore. Dell’antico luogo di culto oggi rimane un solo ambiente, con i resti di una volta a botte che si addossa a una capanna in pietra a secco. Numerosi stazzi in pietra testimoniano l’uso pastorale del luogo negli ultimi secoli».

CROLLI. Le indagini, oltre a una funzione conoscitiva della storia della piccola chiesa e di tutto il Piano di Campo Imperatore, serviranno anche a rafforzare i resti precari ed evitarne ulteriori crolli, che potrebbero cancellare per sempre la chiesa medievale.

LA TRANSUMANZA. Durante le indagini si cercheranno anche le tracce della cultura materiale degli antichi pastori transumanti e dei loro ricoveri. In particolare verrà verificata l’esistenza di cisterne di raccolta delle acque piovane, come anche quella di rifugi di pietra di epoca medievale.

RECINZIONE. La cantierizzazione verrà effettuata con recinzione elettrificata per evitare l’ingresso al cantiere da parte degli animali al pascolo. Proprio nei giorni scorsi il Parco nazionale Gran Sasso-Laga, con una lettera indirizzata all’amministrazione separata per i Beni di uso civico di Paganica e San Gregorio e per conoscenza al Comune dell’Aquila ha autorizzato i lavori seppur con alcune prescrizioni .

Michela Corridore

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