Si chiamava Ioan l’uomo travolto e ucciso all’Aquila: aveva 72 anni, viveva in una roulotte

Ioan Bud, per tutti “Giovanni, di origini romene, ha perso la vita mentre attraversava la strada tenendo per mano la sua amata bicicletta. Cercava piccoli lavori manuali per sostenersi. Indagini sul conducente del mezzo pesante
L’AQUILA. La speranza di una vita finalmente migliore si è infranta a pochi centimetri da un marciapiede. Un sogno, a lungo inseguito e agognato e poi tragicamente spezzato, di cui resta solo una vecchia e logora mountain-bike scura, segnata dal tempo e dalle avversità, confusa sull’asfalto come una lamiera qualunque, da buttare. È morto così, a 72 anni, Ioan Bud, per tutti, qui, “Giovanni”, romeno che dopo il sisma aveva scelto L’Aquila per provare, come tanti, a darsi un’opportunità. E che invece qui ha incontrato il suo drammatico destino ieri, all’ora di pranzo, sulla statale 17, all’altezza del supermercato Oasi. Travolto da un camion enorme guidato da un macedone mentre, così pare, stava attraversando la strada tenendo per mano la sua amata bicicletta. Un impatto tremendo, che praticamente non gli ha lasciato scampo. La cui gravità è parsa subito cristallina a tutti i passanti, increduli, compresa una conoscente dell’uomo che non ha retto al dolore ed è svenuta. Lui, Giovanni, è rimasto riverso sull’asfalto. Quando sono arrivati medici e infermieri del 118 respirava ancora, ma per provare un ultimo, disperato tentativo, è stato mobilitato anche l’elisoccorso. Il lavoro di rianimazione, incessante ed encomiabile, non ha conosciuto pause. Ma purtroppo non è servito a nulla. Giovanni è morto prima di arrivare al San Salvatore. Lasciando in eredità un dolore lancinante per almeno due, ulteriori, ragioni: una, racchiusa nella sua esistenza ai limiti dell’indigenza; l’altra per la questione sicurezza che si ripropone in maniera drammatica. Sarà l’indagine aperta dalla Procura a fare luce su tutti gli aspetti, avvalendosi dei rilievi effettuati dai vigili urbani. Che, nelle primissime ore, hanno mantenuto, proprio per esigenze investigative, un riserbo molto stretto. Il conducente del camion è stato sottoposto a tutti gli accertamenti di rito per capire se fosse alla guida sotto l’effetto di alcol e droga. Su qeusto aspetto ieri si era diffusa la notizia di una presunta negatività, ma fonti investigative fanno sapere che il quadro andrà invece valutato con attenzione nelle prossime ore per avere certezze. Così come si dovranno accertare tutti gli elementi relativi alla dinamica. In questo arriveranno in soccorso le telecamere, tante, posizionate dagli esercizi commerciali che si affacciano sulla trafficatissima arteria. Sembra che il mezzo non procedesse ad andatura sostenuta, ma anche questo andrà cristallizzato. Di sicuro ha impattato con il lato anteriore destro sull’uomo che stava attraversando da Oasi verso la stazione di Paganica. Il mezzo, come da prassi, è stato sequestrato.
IL PROFILO “Giovanni” ha vissuto un’esistenza tormentata, ai margini, fatta di privazioni, di lavoretti per provare ad andare avanti. Era arrivato dopo il sisma, poi era tornato in Romania e infine, non molto tempo fa, aveva scelto ancora L’Aquila. Si occupava di manutenzione del verde, di sistemazione di orti, di piccole lavorazioni manuali. Aiutava chi lo chiamava, come per esempio accadeva saltuariamente al centro sportivo Area Sport. Viveva in una roulotte, vicina al campo di Bazzano, non di sua proprietà. Non aveva moglie né figli. Era, però, amato e benvoluto, soprattutto per quei tratti caratteriali che non avevano ceduto alla disperazione. «Era piacevole incontrarlo e scambiare qualche parola, scherzava e sorrideva sempre» raccontano dal bar della stazione di Paganica, dove andava praticamente ogni giorno. La sua foto social, quasi abbracciato alla Fontana Luminosa, consegna l’immagine di un uomo semplice che aveva comunque saputo legare con la città. Il suo sacrificio riaccende i riflettori su una vera emergenza. La statale 17 è pericolosa. Troppo.
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