Sisma, comunicare bene è importante

Convegno a Onna con esperti che hanno messo a confronto tre diverse catastrofi: non tocca agli scienziati decidere
L’AQUILA. «La commissione Grandi Rischi per sua natura è nata per mettere in rete la comunità scientifica, grazie a un’idea del fondatore della Protezione civile, Giuseppe Zamberletti, che voleva una commissione capace di redimere le differenti interpretazioni che gli scienziati possono dare di un fenomeno. E a questo serviva la riunione aquilana del 31 marzo del 2009. Il problema è tradurre queste interpretazioni e passarle alla Protezione civile. La comunità scientifica per natura non comunica, compito che spetta ai responsabili della protezione civile locali e al capo del Dipartimento». Di qui, a cascata, deve avvenire tutto il resto: si organizza la popolazione con la prevenzione, oppure, in caso di catastrofe prevedibile, si mette in moto la macchina dei soccorsi e dell’emergenza. Non ha dubbi il direttore generale del Dipartimento della Protezione civile, Elvezio Galanti, intervenuto ieri al convegno organizzato dall’associazione culturale «L’Aquila che rinasce» a Casa Onna.
Il titolo del convegno era «Quale comunicazione per quale crisi?». Un argomento più che mai attuale all’Aquila, dove un mese fa è arrivata la sentenza storica di condanna dei sette componenti della Grandi Rischi. E attuale anche perché negli ultimi anni nel mondo sono avvenuti tanti altri eventi catastrofici: dall’uragano Katrina a New Orleans all’esplosione della centrale nucleare a Fukushima. Un convegno mai organizzato prima che ha voluto fornire gli strumenti operativi per capire come gestire la comunicazione nella crisi. Galanti ha scagionato dunque la commissione scientifica: spettava alla Protezione civile a tutti i livelli valutare cosa fare. È a questo punto che è scattato il corto circuito della comunicazione nel caso del sisma dell’Aquila. Non c’entra niente la stampa. Non c’entrano gli scienziati. Durante l’emergenza un ruolo importante «l’ha avuto Radio L’Aquila 1, che ha fornito un servizio puntuale ai cittadini», ha aggiunto. Importante, poi, «la buona pratica delle amministrazioni nelle aree a rischio di educare la gente, fare prevenzione», ha aggiunto, «costruire bene, sapere dove sono le aree di accoglienza». Tutti d’accordo, con il «senno di poi». Il sindaco Massimo Cialente, ha spiegato che è importante «stabilire un prima, un durante e un dopo per comunicare nella crisi. Prima con la preparazione culturale, che nel caso di una terra altamente sismica deve avvenire anni e anni prima; durante con tutti i mezzi di comunicazione possibili; infine il dopo, che è la fase più difficile». E giù bordate alla stampa locale. «Noi stiamo pagando le mancanze di un’informazione chiara», ha aggiunto mettendo in dubbio che «la stampa sia riuscita veramente a far comprendere a tutto il Paese e alla città quali sono le difficoltà, i veri motivi dei ritardi della ricostruzione, le luci e le ombre del post-sisma». Una considerazione che ha provocato la reazione del presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo Stefano Pallotta: «I politici se la prendono pretestuosamente con i giornalisti, ai quali vengono addossate responsabilità che sono, invece, della politica». Al di là del botta e risposta che si genera quando si tratta di parlare delle «cose di casa nostra», il convegno ha dato voce a esperti, aprendo una riflessione su come gestire la comunicazione nella crisi generata da un evento calamitoso, che sia un terremoto, un uragano, un’alluvione, l’esplosione di una centrale nucleare. «Il tentativo è di creare un momento di riflessione propositivo tra i protagonisti del sistema della Protezione Civile e la popolazione», ha spiegato il giornalista Salvatore Santangelo, uno degli organizzatori. Ernesto Lombardi, consulente esperto in nuove tecnologie, ha spiegato l’importanza dei nuovi media nella gestione delle emergenze, sottolineando «il ruolo di Twitter, Facebook e altri social forum nella costruzione della comunicazione dal basso, molto precisa e diffusa in caso di crisi». Un esempio lo è stato, oltre al terremoto aquilano, anche quello giapponese e le ribellioni civili in Libia. Per l’assessore alla Protezione civile Gianfranco Giuliante «in caso di calamità naturale si deve mettere i cittadini in condizione di sapere come comunicare e come comportarsi», e ha ricordato la difficoltà della Regione di «approvare la legge sul rischio sismico, continuamente prorogata dai sindaci e dai professionisti». Al dibattito è intervenuto anche il consigliere di amministrazione della Rai Rodolfo De Laurentiis. «Dobbiamo tenere alta l'attenzione su quello che è successo all’Aquila», ha detto, «comunicando in modo positivo una comunità forte e coesa».
Marianna Gianforte
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