Sisma, i familiari delle vittime: giudici forti con i deboli

25 Gennaio 2015

Grandi rischi, il presidente della Corte difende i magistrati Replica delle parti civili: un attacco inaccettabile

L’AQUILA. «Le critiche, anche aspre, alle sentenze sono lecite, ma devono essere rispettose della dignità del rilievo costituzionale e non trasformarsi in gratuiti, infondati e non consentiti tentativi di delegittimazione della magistratura e in riprovevole dileggio della giustizia e dei giudici suoi interpreti».

La difesa del presidente della Corte d’Appello Stefano Schirò della sentenza che ha assolto sei ex componenti su sette della commissione Grandi Rischi ha scatenato la reazione al vetriolo delle parti civili che, qualificando quel verdetto un vero proprio «colpo di spugna» hanno interpretato l’intervento come un «attacco inaccettabile». Una polemica a distanza, che di fatto, ha caratterizzato la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.

L’INTERVENTO. «Pur umanamente e profondamente comprendendo il dolore che chi è portatore di così immane e insopportabile lutto e il legittimo desiderio di accertare le responsabilità», ha scritto Schirò nella sua relazione, «sento di dover esprimere solidarietà ai magistrati di questa Corte per essere stati fatti oggetto, in un contesto di per sé lecito di aspro dissenso, anche di attacchi personali fuori luogo per avere compiuto il loro dovere senza condizionamenti. Se le sentenze si ritengono ingiuste soccorrono gli ordinari mezzi di impugnazione che contribuiranno a rendere giustizia».

Fin qui l’intervento del giudice il quale, per la verità, ha parlato di quella sentenza senza citarla espressamente. Giudice che forse non si attendeva una reazione tanto veemente che, però, c’è stata.

LA REAZIONE. «È inaccettabile l’attacco del presidente della Corte d’Appello ai familiari delle vittime del terremoto e ai cittadini: mi sembra che la magistratura sia forte con i deboli e non riesca a essere forte con i forti». Così il consigliere comunale dell’Aquila Vincenzo Vittorini, responsabile dell’associazione 309 Martiri, ha bollato le parole con cui il magistrato ha aperto l’anno giudiziario. «Questo duro attacco ha rivolto un’accusa a chi è parte in causa nel processo e cerca verità e giustizia, e anche a una città che, nell’immediatezza, ha risposto a un qualcosa di profondamente ingiusto», ha osservato Vittorini.

L’esponente di «L’Aquila che vogliamo» è tornato poi alla sentenza di primo grado del 22 ottobre 2012. «Allora, da parte della stessa magistratura», ha detto, «non ho visto una presa di posizione altrettanto forte nei confronti di tutti quelli che, mi riferisco alle più alte cariche dello Stato, contestarono il giudice monocratico Marco Billi», ricorda, «che fu oggetto di attacchi da parte dei presidenti di Senato e Camera, dei capi della Protezione civile e dell’Ingv, di scienziati e quant’altro. Sono arrivati a utilizzare parole come sentenza catastrofica e disastrosa e giudice che avrebbe dovuto vergognarsi di specchiarsi». Sempre secondo Vittorini «la conclusione è che viviamo in uno Stato che non è capace di giudicarsi, ma solo di autoassolversi. Questo rientra in un clima che tutti vorrebbero più sereno, ma le parole di Schirò non rasserenano nulla e confermano che chi è cittadino deve solo subire. Gli rispondo che io e gli altri non subiremo, non ci facciamo mettere i piedi sopra. Un semplice cittadino o parte in causa può esprimere un commento come un alto magistrato che si permette duri attacchi a chi vive sulla propria pelle uno Stato incapace di arrivare alla verità».

UFFICI GIUDIZIARI. L’alto magistrato ha poi confermato il ritorno degli uffici giudiziari nel palazzo ristrutturato di via XX Settembre.

«In una recente riunione della commissione di manutenzione, il Provveditorato alle opere pubbliche», ha detto Schirò, «ha fornito assicurazione che il primo corpo di fabbrica potrà essere messo a disposizione alla fine di aprile 2015 e che i lavori di realizzazione del secondo corpo di fabbrica avranno termine entro la fine del 2016. Si è deliberato che i primi uffici a trasferirsi nella nuova sede saranno il tribunale e la Procura della Repubblica che abbandoneranno entro il 2015 la disagevole e poco funzionale sede di Bazzano in modo da riportare nel cuore della città l’attività giudiziaria relativa alle fasi di primo grado, certamente coinvolgente un maggior numero di procedimenti, anche come importante segnale di ripresa di una città ancora fortemente segnata dal sisma». Schirò ha anche detto di avere notato un gran numero di gru in azione rallegrandosi per il significato che ciò comporta.

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