Sisma, i parenti delle vittime: offesi dal verbale della Grandi Rischi

30 Aprile 2012

Grandi rischi, i parenti chiedono la verità sul mancato allarme

L'AQUILA. «Parole ingiuriose nei confronti degli angeli del terremoto». Di fronte al verbale-bis della Grandi rischi, esplode il dolore dei parenti delle vittime, sconcertati per le modalità con cui il testo è stato redatto a poche ore dalla tragedia. Un testo scritto in fretta e furia dagli scienziati della Commissione Grandi rischi alle 16,30 del 6 aprile 2009: il terremoto c'era stato 13 ore prima.

In alcuni passaggi del testo, scritto nel chiuso della scuola della Guardia di Finanza, si legge che «i danni sono in corso di rilevamento da parte di squadre addestrate»; in altri che «la difesa dei terremoti è possibile solo attraverso azioni di prevenzione». E ancora: «Un terremoto di elevata magnitudo era da attendersi».

Non un cenno alle vittime nelle pagine del verbale-bis, molte ancora sotto le macerie proprio nelle ore in cui veniva redatto. Un atteggiamento definito «immorale» dalla portavoce dell'associazione Vittime della Casa dello studente, Antonietta Centofanti. «Sono parole deboli. Queste persone parlano di "rilevamento dei danni in corso", quando per anni lo studio sulla vulnerabilità degli edifici aquilani curato da Abruzzo Engineering è rimasto chiuso nei cassetti delle istituzioni. Questi scienziati devono essere tutti processati», aggiunge Centofanti, amareggiata.

«Sono passati sulla pelle della città senza pudore. Sapevano che qualcosa di tragico era accaduto. Il dovere di proteggere la città è di tutti gli enti locali. Basta con il balletto delle responsabilità, è ingiurioso nei confronti delle vittime del terremoto». Quanto al rilevamento del danno sugli edifici di cui gli esperti parlano nel verbale del 6 aprile, la Centofanti ricorda che «alcune vittime sono state estratte dalle macerie anche tre giorni dopo il terremoto: come potevano tali accertamenti essere eseguiti nel caos totale e nel pieno della ricerca delle vittime?».

Poi l'appello a «non rendere vana la morte dei nostri ragazzi: dobbiamo puntare i piedi e chiedere che questo mondo sia migliore». Le responsabilità della tragedia immane del 6 aprile 2009 «sono evidenti e ben identificabili» per il presidente della Fondazione 6 aprile per la vita», il medico Massimo Cinque. «Ci sono persone impunite e sfrontate, che continuano a mentire sapendo di farlo e a speculare sulla tragedia, ignorando il sacrificio di questi angeli che hanno pagato per le negligenze di altri, per piani regolatori disposti male ed edifici costruiti senza rispettare le regole», sostiene il medico. «Penso che queste persone abbiano tradito non solo una città, ma un'intera nazione. Sono tragedie che si ripeteranno sempre in Italia, Paese ad alto rischio sismico, se si continua a fingere di aver fatto il proprio dovere quando non è così». Poi l'affondo sugli scienziati della Grandi rischi: «Queste persone hanno una coscienza davvero discutibile. Ma credo anche che i nodi verranno al pettine e la verità emergerà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA