Luco Dei Marsi

Stranieri presi a fucilate, ai raggi X i telefoni sequestrati agli arrestati

29 Luglio 2025

La sparatoria di Luco Dei Marsi. Un super perito informatico dell’Aquila avrà il compito di indagare i contenuti degli smartphone. I Ris di Roma esamineranno il materiale biologico trovato. È caccia all’arma utilizzata dal terzetto

AVEZZANO. Si indaga sui telefoni dei tre uomini accusati del tentato omicidio in concorso dei due fratelli marocchini E.N.K. e M.K. Il pm Chiara Lunetti ha affidato l’incarico al perito ed esperto informatico Fabio Biasini dell’Aquila, affinché acquisisca i contenuti degli smartphone sequestrati agli indagati. Compreso il materiale conservato nel cloud. Stando a quanto figura agli atti, la Procura ha richiesto di esaminare le conversazioni prodotte da Vincenzo Coccia (37 anni), Cristian Bianchi (32) e Omar Sambucini (31), al fine di ricercare elementi utili a ricostruire le dinamiche della sparatoria nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno, a capire a chi appartenesse il fucile d caccia dal quale sono stati esplosi i colpi e a tracciare gli spostamenti dei tre, nel tardo pomeriggio del 21 giugno e nella prima mattinata del 22. Si spera, inoltre, di ottenere riscontri rispetto all’occultamento dell’arma da fuoco, mai rinvenuta.

L’incarico del perito avrà inizio alle 9 di giovedì. Le parti offese e i legali degli indagati potranno richiedere il coinvolgimento di consulenti di parte. Biasini avrà 60 giorni di tempo per consegnare alla magistratura una relazione definitiva. In aggiunta, il pubblico ministero ha fissato per le 9 di mercoledì 10 settembre gli accertamenti tecnici non ripetibili sul materiale biologico rinvenuto sulla scena dell’agguato ai due braccianti marocchini. Gli esami saranno eseguiti nei laboratori dei Ris (Reparto Investigazioni Scientifiche) di Roma. Fin qui la Procura ha acquisito le testimonianze dei due fratelli feriti, colpiti dalle cartucce a pallini in parti del corpo vitali. Entrambi sono vivi per miracolo. La convalescenza si preannuncia ancora molto lunga. Il loro difensore legale, Pasquale Milo ha ribadito come, a causa dei danni riportati, nessuno dei due è nelle condizioni di lavorare.

Al momento, il racconto reso da Vincenzo Coccia in sede di interrogatorio di garanzia non coinciderebbe con quanto riferito dalle parti offese. L’uomo si è discolpato dalle accuse, negando la propria presenza sul luogo dei fatti e fornendo indicazioni specifiche rispetto all’alibi di quella notte. Che dovrà essere provato. Per questo il 37ennne è rimasto in carcere.

Il gip Daria Lombardi ha rigettato l’istanza di scarcerazione del suo avvocato, Mauro Ceci, del foro dell’Aquila, che chiedeva la modifica della misura cautelare nei domiciliari. Al contrario, Cristian Bianchi, accusato di essere il conducente dell’auto usata per l’agguato, ha riconosciuto le proprie responsabilità e resta agli arresti in casa sua, con applicazione del braccialetto elettronico. Il terzo, presunto complice non ha risposto alle domande del giudice e si è avvalso della facoltà di non rispondere, in attesa del ricorso al Tribunale del riesame dell’Aquila, come annunciato dal suo legale, Leonardo Casciere.

Al momento, l’unica ricostruzione di quegli attimi concitati è quella a cura della Procura, riportata dal gip sull’ordinanza di esecuzione delle misure cautelari, eseguite dai carabinieri all’alba di mercoledì 16 luglio. «Subito dopo la mezzanotte», si legge agli atti, «nella centrale via Duca degli Abruzzi, nei pressi di un bar, tre uomini a bordo di un’utilitaria di colore scuro, per futili motivi, verosimilmente riconducibili a una ritorsione per delle avances poste in essere da uno dei due fratelli nei confronti di una ragazza del posto, avevano esploso tre colpi di fucile caricato a pallini nei confronti di due fratelli di origine marocchina, che rimanevano seriamente feriti, venendo attinti con modalità potenzialmente letali».

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