Terremoto L’Aquila, processo Grandi rischi Il legale del consiglio dei ministri: “Assolvete tutti gli imputati”

16 Ottobre 2012

“Non ci sono colpe ma il fatto, ovvero il terremoto, non è colpa di nessuno si è materializzato nella rappresentazione sociale che ha indotto nella notte del 5 aprile alcune persone a rimanere in casa”, così l’avvocato Sica che ha anche chiesto di rigettare le richieste di risarcimento delle vittime

L’ AQUILA. Assoluzione di tutti i sette imputati con la formula «perchè il fatto non sussiste e rigetto delle domande risarcitorie delle parti civili». Sono le conclusioni rassegnate dall’avvocato Carlo Sica, in rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, citato quale responsabile civile nell’ambito del processo contro i sette membri della Commissione Grandi Rischi, in svolgimento all’ Aquila. «Non ci sono colpe - ha detto l’avvocato Sica - ma il fatto, ovvero il terremoto, non è colpa di nessuno si è materializzato nella rappresentazione sociale che ha indotto nella notte del 5 aprile alcune persone a rimanere in casa». Per Sica, gli imputati «si sentono delle vittime».

Sotto processo all'Aquila ci sono i componenti della commissione Grandi Rischi del 2009: Franco Barberi, presidente vicario della commissione, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all'Università di Genova, e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile. Sono accusati di aver rassicurato gli aquilani, nella riunione del 31 marzo 2009, quando sarebbe stata scartata l'ipotesi di un terremoto, poi avvenuto il 6 aprile, al termine di un lungo sciame sismico.

Proprio parlando del verbale della commissione Grandi Rischi , Sica ha detto: «Il verbale della riunione (31 marzo 2009, ndr) non era conoscibile perchè redatto e sottoscritto dopo il 6 aprile 2009, mentre gli altri presupposti erano rimasti interna corporis. Sotto la cenere c’è un’idea, che Bertolaso abbia organizzato una sorta di pantomima mediatica mandando 7 killer a dire agli aquilani state tranquilli. Se questo fosse stato il suo intendimento non avrebbe telefonato a Daniela Stati (ex assessore regionale della Protezione civile) ma lasciato le cose come stanno: c’era il comunicato della Protezione civile regionale che diceva che non ci sarebbero state più scosse, quale migliore occasione? Invece no». «La Commissione era giuridcamente nulla. La loro presenza all’Aquila era una partecipazione funzionale nulla di più». «Il verbale - ha detto sempre Sica - è uno solo ed è quello del 31 marzo. Nel corso della riunione giravano fogli bianchi, fatti al volo in cui gli elementi erano il nome, l’ente di appartenenza e la firma, tutto ciò non è attribuibile ad una bozza ma serviva a sapere chi fosse presente. Si tratta di un errore di lettura delle carte processuali. I due verbali tra l’altro non sono dissonanti».

Quello di oggi è il penultimo appuntamento del processo, in corso all’Aquila, alla Commissione Grandi Rischi - organo scientifico della Presidenza del Consiglio - nella sua composizione del 2009. La prossima udienza è prevista tra una settimana, martedì 22 ottobre. Sarà dedicata alle eventuali repliche (il pubblico ministero Fabio Picuti già ne ha fatto richiesta) prima della sentenza che sarà emessa nella stessa giornata. Dopo la pausa estiva la fase finale si era aperta con la l’illustrazione della lunga requisitoria (500 pagine) dei pubblici ministeri Fabio Picuti e Roberta D’Avolio, al termine della quale l’accusa aveva chiesto quattro anni di reclusione per ciascuno dei sette imputati, accusati di omicidio colposo e disastro colposo. Nelle ultime udienze hanno parlato gli avvocati di parte civile e i difensori; questi ultimi hanno chiesto l’assoluzione.

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