Truffa prima casa: sequestri e indagati

Dirigente di banca e ingegnere finiscono sotto accusa I pm: «Soldi chiesti senza titolo per riparare un edificio»

L’AQUILA. L’ennesima inchiesta sull’indebita percezione di fondi per la ricostruzione mette nei guai, nella veste di privato cittadino, il direttore dell’area Abruzzo della Banca di credito cooperativo di Roma, Gianluca Liberati, 49 anni di Avezzano, e il suo tecnico di fiducia, Filippo Maria Caccia.

In seguito a un provvedimento nell’ambito di un’attività investigativa svolta dalla Procura della Repubblica, è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale Guendalina Buccella, su richiesta dei sostituti procuratori Fabio Picuti e Simonetta Ciccarelli, un sequestro preventivo per una somma complessiva di circa 170mila euro.

Il provvedimento cautelare appena eseguito dai militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza giunge al termine di indagini delegate dalla magistratura alla Sezione di Pg del Corpo Forestale dello Stato. Un filone investigativo, dunque, sul quale la Procura aquilana vuole andare a fondo visto che è seguito da ben due magistrati e due diversi corpi investigativi: una task force che solitamente viene impiegata solo nelle indagini di natura distrettuale. Questo anche a fronte del fatto che sono decine i procedimenti simili finora aperti per i quali occorre far presto per evitare il rischio di prescrizione.

Le indagini, più in particolare, hanno riguardato un episodio di indebita percezione di un contributo corrisposto dal Comune dell’Aquila a un privato (Liberati) che, in accordo con il tecnico incaricato (Caccia), avrebbe falsamente attestato di averne diritto per la ricostruzione/ristrutturazione della propria abitazione principale gravemente lesionata dal sisma del 2009.

Gli investigatori, a seguito di una serie di riscontri, avrebbero accertato che il richiedente del contributo, attraverso false autocertificazioni, aveva attestato che l’immobile beneficiario della misura di sostegno pubblico era adibito ad abitazione principale/stabile dimora. «Mentre, in realtà, così come scoperto a seguito delle indagini», sostiene la Finanza, «la dimora abituale del richiedente, all’epoca del sisma, si trovava presso altro indirizzo». Questa condotta, integrando il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, stando alle tesi d’accusa, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati sia del richiedente il contributo che del tecnico incaricato dell’istruttoria della pratica con il sequestro, nei loro confronti, della somma pari alla provvidenza indebitamente percepita.

I sequestri, eseguiti nella giornata di ieri, su coordinamento del responsabile della polizia tributaria, il colonnello Sergio Aloia, sono scattati alla fine delle indagini di natura patrimoniale che hanno consentito di ricostruire e quantificare i beni e le disponibilità finanziarie riconducibili ai responsabili dei reati accertati.

«Il servizio svolto», si legge in una nota degli investigatori, «testimonia la crescente attenzione posta dalla Guardia di Finanza nel contrasto a ogni forma di spreco di risorse pubbliche, anche attraverso forme sempre più virtuose di collaborazione con l’autorità giudiziaria e gli altri organismi di vigilanza». Fin qui la tesi degli investigatori, ancora tutta da dimostrare.

Nei prossimi giorni i difensori delle persone indagate presenteranno delle controdeduzioni finalizzate a ottenere la revoca del provvedimento direttamente dal gip o, più in là, dal tribunale del Riesame.

Il dottor Liberati, contattato dal Centro nella serata di ieri, ha affermato di non voler fare dichiarazioni al riguardo.

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