liceo classico torlonia

Un tocco di Marsica nella Cappella Sistina

Dopo Michelangelo, arriva la terza opera dell’artista Alberto Cicerone: l’ambone in bronzo commissionato per le letture di papa Francesco

AVEZZANO. Una meraviglia dopo l’altra all’ombra di un maestro come Michelangelo. Prima il fonte battesimale, poi il candelabro del cero pasquale e ora l’ambone. Il privilegio è tutto dell’artista avezzanese Alberto Cicerone, laureato in architettura all'università “D’Annunzio” di Pescara, che ha conseguito successivamente il master di II Livello in Architettura, Arti sacre e Liturgia al Pontificio ateneo Regina apostolorum-Università europea di Roma. L’intervista si è trasformata in un’estasiante lezione artistica, ma soprattutto di vita, lasciandoci affascinati e desiderosi di ascoltarlo nuovamente.

Lei ha realizzato tre opere per la Cappella Sistina, in base a cosa sono stati scelti i suoi disegni? C'è stato un concorso?

«Il master da me conseguito fu istituito da papa Benedetto XVI, stanco dell’estetica delle Chiese e delle opere d'arte, che dagli anni ‘40 e ‘50 non rispecchiavano più quella bellezza cui eravamo stati abituati sin dal 1200. Sono stato due anni all'interno del Vaticano dove ho conosciuto i più grandi personaggi, come monsignor Marini, cerimoniere del Santo Padre, un incontro così determinante che ha lasciato in me un segno e ha influenzato il mio modo di essere cristiano. Ho avuto modo di conoscere un nuovo Cristo, non giudicatore, e questa trasformazione interiore ha influito sul mio modo di lavorare e di concepire l'arte. Perché io? Sono uscito dal master con il massimo dei voti, l'unico ad aver conseguito il punteggio di 70 e lode. I primi disegni sono stati presentati al concorso per realizzare l’ambone di San Pietro, arrivai secondo, ma allo stesso tempo i disegni furono apprezzati così tanto che l'anno successivo fui chiamato per realizzare il nuovo fonte battesimale della Cappella Sistina».

Cosa simboleggia il fonte battesimale? Dopo questa prima opera ha ricevuto un altro incarico, quale?

«Esso nella sua simbologia è costituito da tre elementi: una pietra, un albero ovvero l’ulivo e la fonte, rappresentanti rispettivamente durata, vita e rigenerazione. Completa l’opera una sfera d’oro che rappresenta il sole, perfettamente riflettente. Pertanto, nel guardare il fonte non si fa altro che guardare il Giudizio universale di Michelangelo. L’anno successivo Sua Santità mi chiese di realizzare anche il candelabro del cero pasquale, che ricorda la colonna di fuoco, cioè la luce che veniva messa sempre accanto all’ambone o al fonte battesimale, poiché un tempo non avevano la corrente per poter leggere e pregare. Il candelabro è abbellito da fiori, ognuno con il suo significato simbolico».

Come ha ricevuto l'incarico per l'ultima opera che ha realizzato all’interno della Cappella Sistina e in che modo è riuscito a rappresentarla integrandola con quelle preesistenti?

«Quest’anno, il 4 ottobre mi è stato affidato l’incarico, da monsignor Marini, di realizzare anche l’ambone, il luogo della parola di Dio, che prima d’ora non era mai stato progettato per la Cappella Sistina. Mi sono ritrovato così con grandi responsabilità e questa volta era per papa Francesco. L’ambone, di dimensioni non piccole, è costituito da tre pannelli, uno centrale e due laterali, che ricordano il sepolcro aperto, in bronzo ma rivestiti in argento, colore che fa sì che l’ambone si collochi armonicamente all’interno del presbiterio senza entrare in dissonanza con tutto il resto».

Cosa si prova a essere l’artista che dopo Michelangelo ha lavorato all’interno della Cappella Sistina?

«Innanzitutto, per la realizzazione delle opere mi è stato concesso un grandissimo privilegio e infatti rimanevo in Cappella Sistina da solo per ore, cosa che normalmente non è permessa quasi a nessuno. Quando si lavora “sotto Michelangelo” sei nel top dei luoghi, però l’importante è mantenere sempre una grande umiltà. Infatti, non mi pubblicizzo e non accetto inviti a trasmissioni, perché le opere devono parlare di Cristo e non di me che le ho realizzate. L’artista infatti è qualcuno che sta accanto all’opera e non prima di essa».

Elisa Pierleoni, Alessia Bianchi, Emanuela Ponari, Gaia Mattioli (studenti del liceo classico Torlonia di Avezzano)

©RIPRODUZIONE RISERVATA