Vanessa, fuorisede da Pescara all’Aquila: «Questa città sa offrire tanto»

10 Novembre 2025

Il racconto della dottoranda in Ingegneria: «Primo impatto difficile, ora ho la mia dimensione» La 26enne canta, balla e ha contribuito a fondare la prima squadra di fresbee: «Voglio restare qui»

L’AQUILA. Nel 2017 il centro era pieno di cantieri e zone d'ombra. «Ricordo l’impatto: dopo Pescara sembrava un’altra dimensione. Tutto chiuso, silenzioso, pochissimi studenti in giro. Poi, qualche anno dopo il Covid: ho vissuto L’Aquila in uno dei suoi momenti più difficili». Vanessa Tomei, 26 anni, oggi è dottoranda in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio all’Università. È arrivata da Pescara per la triennale, poi la magistrale e non se n’è più andata. Nei primi tempi vive a via Strinella, poi si sposta lungo viale della Croce Rossa, verso la rotonda. «All’inizio, senza macchina, era complicato. A Roio non ci ho mai pensato, troppo scomodo. Le linee degli autobus non sono chiare e il vero problema sono gli orari: poche corse, troppe distanze tra una e l’altra. Dopo le otto di sera diventa tutto più difficile». Con il tempo la situazione cambia. «Quando ho preso la macchina ho iniziato a scoprire la città in modo diverso. Negli anni ho visto un’evoluzione evidente: più studenti, più locali, più iniziative. Adesso mi sento parte di questa realtà, non solo un’ospite». Vanessa trova il suo spazio nel tessuto urbano e umano, unendo studio e passioni. «Canto con un maestro, Diego Colaiuda e con altri allievi organizziamo serate nei locali. Faccio anche ballo jazz, swing e lindy hop con la scuola Ginger Swing. È un ambiente bellissimo, pieno di energia». Non solo musica e danza. Insieme ad altri ragazzi dà vita alla prima squadra cittadina di ultimate frisbee, sport di squadra senza arbitri, basato sul rispetto reciproco. «All’inizio eravamo in pochi, poi si è creata una vera squadra. Ci alleniamo a Centi Colella e ormai partecipiamo a tornei regionali. L’atmosfera è inclusiva, diversa dagli sport tradizionali. Ti responsabilizza, ti obbliga al fair play». La sua vita aquilana oggi è piena. «Prima tornavo spesso a Pescara nei weekend, ora è il contrario: ho tutto qui. Vado ai concerti, ai musei, alle serate a tema, partecipo agli eventi universitari. L’Aquila mi piace perché offre molto, ma senza esagerare. Devi solo sapere dove guardare». Ecco, forse è proprio questo il punto debole. «Quello che manca davvero è la comunicazione. Ci sono tante iniziative, ma se non segui i canali giusti rischi di scoprirle troppo tardi. Sarebbe bello se ci fosse un modo più semplice per sapere cosa succede». Per il resto, la città le basta. «Non mi sento stretta, anzi. Quando mi allontano, mi accorgo che L'Aquila mi manca. Quando ho avuto l’occasione di spostarmi per lavoro, mi pesava l’idea di andarmene. Qui ho trovato la mia dimensione». Vanessa non idealizza, ma riconosce i limiti. «Servirebbero negozi diversi, un po’ più di scelta nel centro, che si sta ripopolando ma ancora non del tutto. Però nel complesso funziona: è una città che si muove, anche se a modo suo». E guarda avanti senza retorica. «Voglio restare. Qui ho costruito la mia vita, la mia rete, le mie passioni». Basta un po’ di coraggio e creatività e ti rendi conto che qui si può vivere bene.

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