Veltroni: L’Aquila deve recuperare l’identità

Presentato il libro «Noi» che parla di un’Italia che cade e si rialza.

FOSSA. Dalle testimonianze sul terremoto in Irpinia, raccolte sul mangianastri sgangherato del giovane Luca - uno degli immaginari protagonisti del suo nuovo libro - alle macerie del sisma abruzzese, viste e raccontate in prima persona. Per Walter Veltroni, la tendopoli di Fossa è il luogo ideale dove parlare di «Noi», il suo ultimo lavoro edito da Rizzoli. «Non c’è luogo più adatto», spiega l’ex segretatrio Pd agli abitanti del paese, «per presentare il mio nuovo libro che racconta la storia di un’Italia che cade e si rialza». Una storia raccontata nel libro con le voci di quattro bambini, che appartengono a quattro generazioni diverse.

Si parte dal 1943 in cui il quattordicenne Giovanni fissa sull’album da disegno gli ultimi giorni del fascismo, con il ricordo tragico del bombardamento di Roma del 19 luglio e della deportazione degli ebrei. Poi c’è il 1963 in cui Andrea, attraversa col padre, su un maggiolino decappottabile l’italia del boom. E poi il 1980, con il ricordo del terrorismo, dell’assassinio di John Lennon e il terremoto dell’Irpinia. Fino ad arrivare ad un immaginario 2025 in cui la piccola Nina vuole costruire la sua vita preservando le esprienze uniche di coloro che l’hanno preceduta. «Quattro generazioni della stessa famiglia», spiega Walter Veltroni, «raccontano vicende chiavi della storia Italiana. Una storia che assume in questo luogo un significato importante perché c’é tanto dolore, ma anche tanta energia per ripartire».E questo, Veltroni lo dice guardando negli occhi gli abitanti di uno dei comuni più devastati dal terremoto del 6 aprile.

Accanto a lui, a moderare il dibattito che guida la presentazione di «Noi», c’è Giustino Parisse, vicecaporedattore del quotidiano il Centro che ha ricordato le visite all’Aquila di Veltroni negli anni scorsi, sia come politico sia come direttore de l’Unità. Anche Veltroni parla dell’Aquila. «La città non è morta», sottolinea, «ma è una metropoli spogliata che deve recuperare la sua identità e questo», prosegue, «lo insegna la storia. Credo che le storie terribili dei terremoti italiani dal Belice, al Friuli all’Irpinia abbiano costituito per questo Paese non solo un doloroso bagaglio di conoscenze ma anche la consapevolezza che non possono passare anni perché la vita torni così com- ’è, indipendentemente da chi governa la nazione credo che l’impegno importante sia quello di provvedere non solo a case e viveri ma anche a pensare alla ricostruzione del centro storico, per ritrovare l’identità».

A tal proposito, l’amministrazione comunale di Fossa, a partire dal sindaco, Luigi Calvisi e l’assessore alla Cultura, Berta Giacomantonio ha annunciato un progetto per riqualificare l’antica Necropoli realizzando un nuovo museo in uno stabile abbandonato a ridosso dell’area archeologica. Un progetto al quale potrà contribuire anche Veltroni. Proprio in quest’area sono state rinvenute due tombe antiche, probabilmente di data anteriore al X secolo avanti Cristo. Le tombe, di grandi dimensioni, sono state trovate a ridosso del cantiere per la costruzione dei nuovi Moduli abitativi provvisori a servizio del paese, durante le operazione di scavo per la rete fognaria. «Possiamo pensare di orientare diversamente gli scarichi fognari», assicura Calvisi, «e di isolare l’area delle tombe per l’esposizione ai visitatori ».

Al dibattito- presentazione del libro è intervenuto anche il parroco del paese. È conosciuto da tutti come don Gaetano perché il suo nome di origine africana è quasi “impronunciabile”. La sua testimonianza sottolinea la graditudine di tutto il paese. «La memoria è importante », commenta, «se è utilizzata a servizio del bene e non per alimentare il male». E il bene, Veltroni lo vede nell’eccellenza del servizio di chi è intervenuto tempestivamente per soccorrere le popolazioni delle aree terremotate. «Possiamo ripartire», conclude Veltroni, «dalle nostre eccellenze: i vigili del fuoco e la protezione civile».