Abruzzo, venti aziende raccolgono la sfida del mercato cinese

Il polo Moda Inn forma un gruppo di imprese che esporteranno a Canton. Palandrani: «Con il marchio made in Abruzzo conquisteremo i nuovi mercati»

TERAMO. Cina, un antidoto contro la crisi. Una ventina di imprese abruzzesi sta costituendo un gruppo per esportare i propri prodotti - tutti legati al sistema moda - in Cina.

Il motore dell'iniziativa è il polo della moda, presieduto da Francesco Palandrani, presidente del polo "Moda Inn" e imprenditore che da più di 10 anni ha rapporti commerciali con la Cina. Non a caso venerdì si è svolto ad Alba Adriatica un incontro fra alcune decine di imprenditori abruzzesi e Harrinson Hu, il vicepresidente della più grande associazione di distributori dell'area moda della ricchissima regionedel Guandong. «Ho chiesto a Hu di incontrare gli imprenditori abruzzesi», esordisce Palandrani, «da tre anni stiamo tessendo relazioni per creare un gruppo di aziende locali che possa esportare in Cina. Si deve creare una sorta compagnia che faccia massa critica e che abbia forza di affrontare il mercato cinese. Questo stiamo facendo con il polo della moda, per ora è un contenitore di cui fanno parte circa 60 aziende di abbigliamento e pelletteria. Fra queste stiamo cercando di formare una squadra in grado di esportare prodotti di qualità con il marchio di provenienza "made in Abruzzo"». Alcune aziende hanno partecipato a due edizioni della Fiera della moda di Pechino.

«Ora arriva la fase 2, la nascita di show room che ospiteranno le aziende che vorranno esportare in Cina», spiega il presidente, «in sostanza è una piattaforma, un palcoscenico dove presentare i nostri prodotti agli imprenditori commerciali cinesi. Il primo sarà inaugurato a dicembre a Canton: le aziende abruzzesi potranno andare su quel mercato senza costi». L'obiettivo del "Moda Inn" è aiutare le aziende ad accedere allo show room, progetto ideato dallo stesso Hu e della Camera di commercio cinese. Palandrani è il referente per l'Italia di questo progetto. Sono una ventina le aziende interessate, dalla Ripani pelletterie di Tortoreto alla Camicerie Montaliani di Chieti, dalla Corso 11 di Villa Zaccheo (borse) alla Ct point di Chieti (filati), alla D&D di Mosciano, alla Italo Lupo gioielli di Pescara, alla Xantia di Corropoli (borse e scarpe).

« Il problema è che le nostre aziende per la Cina sono piccole, il mercato richiede grandi quantità, per questo necessario aggregarsi, per diventare forti», incalza Palandrani, «d’altronde alla crisi del mercato interno ed europeo per ora non si può porre rimedio, non ci si può far strozzare dalla crisi: bisogna cercare le aree dove c'è "luce", per sopravvivere». E la "luce" si traduce in un Pil che in Cina è cresciuto nel 2011 del 9,2% e in una vendita di beni di consumo raddoppiata negli ultimi 5 anni, pari a 2.303 miliardi di euro, nel 2011.

©RIPRODUZIONE RISERVATA