Abruzzo, solo in 250 si dichiarano ricchi 

Secondo i 730 i Paperoni sono più numerosi tra i lavoratori dipendenti che tra gli autonomi. Zero reddito per 18mila

PESCARA. I lavoratori dipendenti in genere non diventano ricchi, ma in Abruzzo ce ne sono 154 che possono dire di avere un ottimo stipendio, superiore ai 300 mila euro lordi l’anno, a fronte dei 98 lavoratori autonomi che denunciano lo stesso reddito. Il numero dei Paperoni abruzzesi lo si apprende sfogliando il corposo dossier del Ministero delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi del 2017 relative all’anno d’imposta 2016. Soldi che vanno tutti allo Stato, ad eccezione dei 91mila euro erogati, sempre in Abruzzo, a favore delle istituzioni religiose e di 1 milione 671 mila euro erogati a favore delle Onlus. La classe di contribuenti più numerosa in Abruzzo ha una busta paga tra i 20mila e i 26 mila euro (sono oltre 87 mila), seguita dalla classe tra i 15mila e i 20mila euro (oltre 64 mila). Complessivamente oltre un terzo dei lavoratori dipendenti si situa tra queste fasce.
A livello nazionale quasi la metà dei contribuenti italiani dichiara un reddito sotto i 15.000 euro, ma ce se sono addirittura più di 10 milioni che beneficiano di un Irpef a zero euro (in Abruzzo la fascia che denuncia redditi da 0 a mille euro è di 18.417 persone).
E a fronte di queste fasce decisamente più povere, in cima alla classifica spicca invece un numero esiguo di Paperoni: 35.000 soggetti, pari allo 0,1% del totale dei contribuenti italiani, che dichiara un reddito complessivo di 300.000 euro.
Il reddito medio dichiarato è cresciuto in un anno dell’1,2% a 20.940 euro. Andare all'estero, poi, sembra fruttare bene, visto che il rimpatrio dei «cervelli», favorito da agevolazioni fiscali, mostra che al rientro in Italia i redditi dichiarati superano mediamente 7 volte quelli dei lavoratori dipendenti. Rimane poi un discreto divario di reddito tra le diverse aree del Paese, con Lombardia e Calabria ai due estremi opposti della classifica con redditi che arrivano addirittura a distanziarsi di 10mila euro.
Ma che cosa fa lo Stato le nostre tasse? Lo sapremo meglio a metà aprile, quando, con la stagione delle dichiarazioni dei redditi, arriverà una pagina informativa personalizzata nel cassetto dell'Agenzia delle Entrate con la quale circa 30 milioni di contribuenti potranno conoscere come sono state utilizzate le imposte che hanno versato nell'anno precedente. Quanto degli importi pagati all'erario è servito per finanziare la scuola e quanto la sanità, che importo è servito a pagare i servizi di trasporto e quanto invece è stato assorbito dagli interessi del debito pubblico. «Migliorare il senso di partecipazione dei cittadini troppo spesso considerati solo contribuenti», è la filosofia di questa operazione trasparenza che rientra nel percorso tracciato dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. In pratica tutti coloro che accedono alle pagine telematiche del sito dell'Agenzia con le password del fisco o con Spid - il sistema pubblico di identità digitale - vedranno da subito aprirsi una pagina con una piccola introduzione personalizzata. Nel cassetto troveremo una tabella e un grafico a torta con le diverse voci del bilancio pubblico: sanità, previdenza, istruzione, sicurezza, ordine pubblico, trasporti, cultura, protezione del territorio, ma anche la quota parte del debito pubblico o come si contribuisce al bilancio dell'Unione europea, oltre ai servizi generali delle pubbliche amministrazioni. Un esempio? Un Mario Rossi che ha versato 10mila euro di imposta sui redditi del 2016, saprà che 2.125 euro sono stati destinati alla voce previdenza e assistenza, 1.934 euro alla sanità, 1.090 euro all'istruzione, 882 euro a difesa, ordine pubblico e sicurezza, 832 ai servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione e così via. L'idea non è di far diventare “bello” pagare le tasse, ma almeno di renderlo gesto più consapevole.