Addio a Damiani: «Un grande medico amico dei pazienti»

Il noto senologo è morto a 68 anni in seguito a una malattia In pensione da pochi mesi, ha lavorato a lungo in ospedale
PESCARA. Aveva quel suo modo di fare dolce e scanzonato quando comunicava una diagnosi alle sue pazienti in ansia. E trovava sempre le parole giuste per rassicurarle. Il mondo della medicina perde Arcadio Damiani, noto medico radiologo e senologo dell’ospedale pescarese fino all'ottobre scorso, quando è andato in pensione.
Il medico è morto ieri notte a 68 anni in una struttura sanitaria di Perugia dove si trovava da alcuni giorni per accertamenti. Da anni combatteva con discrezione contro un male insidioso che non gli ha lasciato scampo. Ha prestato servizio negli ospedali di Atri e Penne prima di approdare, dieci anni fa, al Santo Spirito di Pescara. Aveva anche uno studio privato a Montesilvano e per anni ha organizzato screening senologici su tutto il territorio Asl. Lascia la moglie Mirella D’Amico, di San Giovanni Teatino, i figli Andrea e Claudia, entrambi ingegneri, che vivono in California e in Germania, la nipotina Victoria, 2 anni, il genero Kristian, i fratelli Angelo e Mirella. I funerali del medico pescarese sono previsti per domani, al rientro della salma dall’ Umbria, nella basilica dei Sette Dolori ai Colli. Da stabilire l’ora.
Arcadio Damiani, classe 1953, il papà Antonio ferroviere, avrebbe compiuto 69 anni il prossimo 14 novembre. Aveva la passione per la cucina ereditata dalla madre Vincenzella, ma anche per la fotografia e la scrittura. Ha firmava rubriche su Rete8 e sulla Dolcevita, e nel 2015 aveva ricevuto il titolo di Cavaliere dalla Presidenza della Repubblica.
«Medico amatissimo, bravo, capace, empatico, persona di grande umanità»: sui social, in migliaia gli hanno lasciato messaggi di affetto. «Sono addoloratissima»,, dice con voce rotta dalla commozione la nipote Marinella Sclocco, psicologa e politica. «Avevo forte legame con mio zio, medico e uomo appassionato e gioviale, usava linguaggi coloriti che lo facevano amare ancora di più dai pazienti. Un collega un giorno mi disse: non sbaglia mai una diagnosi. Ha vissuto la sua malattia con grande discrezione, ma lui amava la gente. Scriveva le sue riflessioni che poi inviava agli amici e ai giornali, partecipava a gare di cucina e deliziava con i suoi piatti gli ospiti che invitava nella sua attrezzatissima taverna».
Tra i colleghi lo ricorda Rossano Di Luzio, coordinatore vaccinale: «Arcadio era un grandissimo professionista, ci mancheranno la sua competenza e umanità». E Mario Dragani, radiologo e specialista in vertebroplastica: «Aveva potenziato lo screening senologico territoriale, era una bravissima persona, affabile, sapeva sdrammatizzare i momenti più difficili legati alle comunicazioni delle diagnosi, trovava le parole giuste. Si era consigliato con me per la malattia, ma questa morte improvvisa è un dispiacere immenso». Il collega di Atri, Alberto Sporys: «Parlava sempre di fotografia, essendone un profondo appassionato».
Il ricordo del tenore Piero Mazzocchetti: «Ho il cuore spezzato. I tuoi consigli, le tue “cazziate” sempre costruttive. È stato un privilegio averti come amico ed eccelso medico! Ti voglio bene. Il tuo 'a Pieè».
«Un medico d'altri tempi", scrive sui social Anna Di Febo, «con i suoi modi un po’ particolari, ma se ti dava una diagnosi era quella, potevi fidarti al cento per cento».
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