Aeroporto d'Abruzzo, Pescara boccia Marsilio sui taxi di Chieti

Il sindaco Masci e la maggioranza di centrodestra: "Il decreto del governatore è inaccetabile e va contro la legge".  Ma Di Primio (sindaco di Chieti) dice che giustizia è fatta. La "guerra" non è finita 

PESCARA. Altro che accordo e stop alla guerra dei taxi all'aeroporto. Pescara dà l'altolà al decreto con il quale il presidente della giunta regionale Marco Marsilio (Fratelli d'Italia) ha dato la possibilità ai tassisti di Chieti di operare su due stalli su dieci (gli altri otto ai tassisti di Pescara) allo scalo aeroportuale dell'Abruzzo che ricade a San Giovanni teatino, cioé tra Pescara e Chieti. A bocciare senza mezzi termini il decreto è il sindaco di Pescara Carlo Masci secondo cui la scelta "seppur assunta nell’alveo di un quadro normativo apparentemente lineare", consente ai tassisti teatini di acquisire, oltre ai viaggiatori che scendono nello scalo pescarese, la clientela sul territorio comunale di Pescara, "circostanza questa", sottolinea Masci esprimendo in una nota il suo disappunto, "assolutamente vietata dalla legge".

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Masci, in accordo con tutti i capogruppo di maggioranza stigmatizza la decisione scaturita dopo la conferenza dei servizi indetta dal Comune di Chieti, l’Enac (ente aviazione civile), Saga (società aeroportuale) e Regione Abruzzo. Una decisione ritenuta "assolutamente inadeguata per addivenire a una corretta risoluzione del problema e disinnescare quella tensione che contrappone gli operatori all’interno dello spazio aeroportuale e che ha visto in passato anche episodi di aggressioni verbali e fisiche". Il sindaco auspica un percorso diverso che tenga presente la dimensione urbanistica della città di Pescara, "nella quale", precisa, " confluisce la gran parte dei percorsi che parte dall’aeroporto". Non solo. Nella nota si legge che confida "in una regolamentazione precisa che impedisca ai tassisti di Chieti di poter utilizzare l’area della clientela pescarese".

Tra l'altro il vicepresidente del Consiglio  Berardino Fiorilli fa notare come il decreto scarichi il problema sul Comune di Pescara che, come previsto nel documento, "dovrà far rispettare il principio di territorialità". "Che significa", spiega Fiorilli, " ipotizzare la presenza fissa ogni giorno di almeno una pattuglia della polizia municipale all’interno dell’aeroporto incaricata di controllare la destinazione di tutti i clienti dei taxi, al fine di verificare che i tassisti di Chieti prestino servizio esclusivamente per i clienti diretti a Chieti e così per quelli di Pescara. È evidente che si tratta di una pretesa assurda, che però dovremo a questo punto obbligatoriamente garantire per tutelare i lavoratori pescaresi e soprattutto per scongiurare scontri ben più gravi all’interno dello scalo, memori di quanto accaduto in passato".

Continua Fiorilli: "La posizione assunta dal vertice della Regione Abruzzo nei confronti di Pescara non ci è piaciuta, non ci piace l’assenza di confronto, di dialogo, non ci piace la penalizzazione pesante dei tassisti pescaresi, che potranno continuare a contare sulla mia presenza, al loro fianco, in quella che si annuncia come una lunga battaglia amministrativa. Nel frattempo chiedo ufficialmente che, con l’entrata in vigore del decreto, ci sia una task force della Polizia municipale che garantisca controlli severi, rigorosi e puntuali su tutto il territorio per sanzionare pesantemente eventuali abusi”.

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Dalla maggioranza di Pescara si "staccano" le posizioni espresse dai consiglieri di Fratelli d’Italia, Nicola Rapposelli e Stefania Donatelli, i quali annunciano che dalla prossima settimana seguiranno la vicenda affinché si decidano le modalità e le turnazioni per l’avvicendamento degli operatori taxi davanti all'aeroporto.

Sul decreto si era già espresso positivamente il Comune di Chieti: il sindaco Umberto Di Primio (uscente da Forza Italia) ha detto "giustizia è fatta" e ha colto l'occasione per ringraziare il governatore Marsilio. Ma la "guerra dei taxi" non sembra essere finita.