Asl Pescara, un proiettile spedito a D'Amario

Altri due nomi sulla busta recapitata all'assessorato regionale alla Sanità

PESCARA. Un proiettile esploso, racchiuso in una busta con della polvere da sparo, è stato recapitato all'assessorato regionale alla Sanità in via Conte di Ruvo. Sul retro della busta, i nomi dei tre destinatari della minaccia. Tutti ricoprono un incarico pubblico nell'ambito della sanità. Il plico, poco più grande del formato classico, è stato ritrovato nell'ufficio del protocollo generale della direzione sanità, al sesto piano. Non è chiaro come sia arrivato, se attraverso la posta ordinaria o qualche altro canale.

Il ritrovamento, nella mattinata di martedì, ha immediatamente allarmato i dipendenti che hanno avvisato le forze dell'ordine, ma solo dopo aver aperto la busta. Le indagini vengono portate avanti dai carabinieri e dalla Digos che nel più stretto riserbo hanno sequestrato il materiale e lo stanno analizzando. Si cercano impronte digitali utili, e dal bossolo, usato e in parte schiacciato, si cerca di risalire all'arma che lo ha esploso. Intanto gli inquirenti hanno ascoltato le persone a cui è stata indirizzata la minaccia.

Tre nomi, uno di questi con tutta probabilità è quello del direttore generale della Asl, Claudio D'Amario, che ieri si è detto «allarmato da un gesto di enorme gravità che mi riguarda in modo personale», nonché «preoccupato per l'incolumità della mia famiglia». Un fatto grave, su cui il pubblico ministero Annalisa Giusti ha aperto un fascicolo. Si cerca di verificare se dietro le minacce ci sia la criminalità organizzata o si tratti di un episodio di delinquenza comune. D'Amario ha parlato di «un mitomane», e di un «clima troppo carico di polemiche». Gli inquirenti cercano di capire, attraverso l'aiuto dei tre destinatari, se la busta sia stata preceduta da altre minacce. In assessorato il clima che si respira è piuttosto teso. Dopo i primi concitati momenti si è aperta la riflessione, e tra i dipendenti nessuno ha voglia di parlare di questa storia.

L'INCARICO. Nonostante le tensioni legate alle minacce, ieri per il direttore generale è stata una giornata di festa. D'Amario ha infatti ricevuto un riconoscimento importante per i suoi 30 anni di carriera. «Si tratta di un incarico nazionale di carattere scientifico», ha detto, «sono a Roma proprio per questo».

LE NOMINE. Al suo il manager ritorno continuerà ad occuparsi, tra le altre cose, delle nomine di nuovi primari che stanno muovendo le proteste del centrosinistra, alla ricerca di «maggiore trasparenza». La prassi è sempre la stessa. La commissione di valutazione, definita di volta in volta, mette tre nomi sulla scrivania di D'Amario, e il manager sceglie. La nomina di Paolo Pompa a primario di Urologia dell'ospedale civile, a cui manca ancora il nulla osta della Regione, non ha fatto eccezione ed è finita nella discrezionalità del direttore generale. Insieme a Pompa, altri due professionisti sono stati ritenuti «idonei» al ruolo da ricoprire.

«Abbiamo seguito le procedure, non si poteva fare altrimenti», spiega D'Amario, «ma le valutazioni dei commissari sono state fondamentali. La commissione ha espresso dei giudizi e io ne ho tenuto conto», ribadisce, «avrei preferito che il rapporto rimanesse esclusivamente tra i professionisti, commissari e candidati, ma esistono istituzioni, regole e ruoli che vanno rispettati».

Il centrosinistra, pur riconoscendo l'alta professionanità del medico proveniente dall'ospedale di Chieti, parla di scelte poco trasparenti da parte dei vertici della Asl. E il Partito democratico ha chiesto la pubblicazione dei documenti della commissione medica che ha giudicato Pompa e i suoi colleghi.

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