«Hanno fatto la cresta su straordinari e trasferte»: due carabinieri forestali indagati per falso e truffa

20 Marzo 2025

L’interrogatorio preventivo si terrà nei prossimi giorni. Sotto accusa è finito anche un pranzo al ristorante

PESCARA. Due appartenenti all’Arma dei carabinieri forestali, in servizio a Farindola, finiscono sotto inchiesta per falso e truffa ai danni dello Stato e rischiano una possibile misura cautelare sulla quale dovrà esprimersi il gip Giovanni De Rensis, che ha notificato ai due militari l’interrogatorio preventivo che si terrà nei prossimi giorni. Una vicenda ormai nota all’Arma che da tempo ha provveduto a spostare i due militari dalla sede di servizio (dove peraltro sembra fossero in tre), anche per dare un segnale alla pm Anna Benigni che conduce l’inchiesta con la collaborazione dei carabinieri di Penne.

Tutto nascerebbe da un altro episodio (che pure viene contestato a uno dei due militari nel capo di imputazione e che viene individuato come furto) relativo alla sparizione di un tavolo di cui il sottufficiale si sarebbe appropriato, portandolo via dalla zona posta sotto sequestro dove si verificò la tragedia di Rigopiano il 18 gennaio 2017. L’indagato ricevette la perquisizione a casa dove venne rinvenuto quel tavolo (che secondo lo stesso indagato si trovava al di fuori della zona sotto sequestro e per il quale avrebbe chiesto l’autorizzazione alla vedova del titolare dell’hotel): perquisizione che si allargò anche negli uffici di Farindola, dove gli inquirenti avrebbero accertato una lunga serie di irregolarità amministrative commesse dai due militari che si sarebbero coperti a vicenda.

L’accusa parla di falso e truffa in relazione ad una serie di false registrazioni, fatte sul memoriale di servizio giornaliero, che riguardavano l’effettivo tempo dedicato al servizio rispetto a quello che «falsamente» sarebbe stato registrato al fine di ottenere qualche ora di straordinario e buoni pasto che non sarebbero spettati. Questa almeno l’accusa. Anche se è singolare che vengano contestati finanche 4 minuti di straordinario non spettante, per esempio, come se queste registrazioni fossero state oggetto di un controllo nascosto da parte di qualche altro rappresentante dell’Arma che aveva, magari, qualche risentimento personale verso il comandante della stazione di Farindola.

Circostanza che era già stata sollevata dal difensore dell’indagato che avrebbe presentato anche una denuncia per calunnia nei confronti di una carabiniera che avrebbe ricevuto una valutazione non gradita dal comandante indagato. Sta di fatto che l’elenco degli episodi di falso e truffa è piuttosto lungo (26 capi di imputazione dove si dettagliano al minuto i presunti falsi riguardo l’orario di effettivo servizio). Ce ne sono alcuni magari più gravi, se così si può dire, come quello che riguarda tre giorni di malattia che il comandante si fece certificare da un medico: ebbene in uno di quei tre giorni, l’indagato avrebbe partecipato a una gita di gruppo precedentemente organizzata a Napoli.

Il comandante avrebbe goduto della copertura di un appuntato che avrebbe trovato posto anche lui nei memoriali di servizio, riuscendo ad ottenere qualche straordinario e buono pasto in più, senza prestare quel regolare servizio richiesto: insomma, una sorta di “furbetti del cartellino”, o del memoriale per essere più precisi, che non si sarebbero avveduti, però, di un controllo spietato cui erano sottoposti. Fra i tanti episodi c’è pure quello di una trasferta all’Aquila per delle prove di un coro, con degli orari non veritieri in quanto il servizio esterno doveva andare fino alle 15.30 «mentre in realtà già alle 13.45 il comandante si trovava nel Comune di residenza».

O di un’altra trasferta, sempre all’Aquila, per delle esercitazioni di tiro a bersaglio: solo che gli orari riportati nel memoriale di servizio erano differenti da quelli accertati, tanto è vero che i due sarebbero dovuti rientrare in sede alle 17 mentre «dopo una sosta al reparto di Assergi, i due si dirigevano nell’abitazione del comandante dove giungevano alle 14.05 e vi permanevano insieme fino alle 15.42 quando l’appuntato ripartiva da solo con l’auto di servizio per rientrare alle 16.36 presso la caserma di Farindola»; o ancora un pranzo con colleghi a Carpineto della Nora al ristorante “Antica Cucina”, sempre mentre avrebbero dovuto svolgere un «servizio continuativo di prevenzione e di emergenza ambientale». Adesso i due avranno la possibilità di fornire ogni giustificazione al giudice prima che decida su eventuali misure cautelari.

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