Pescara

Bancarotta, evasione e truffa: nel mirino una società di abbigliamento, due imprenditori rischiano l’arresto

13 Luglio 2025

Inchiesta della Procura di Pescara su un gruppo che commerciava in città, la Maira srl. Domani gli interrogatori. Nei guai anche i tre dipendenti assunti in altrettanti punti vendita, secondo l’accusa in maniera fittizia

PESCARA. Rischiano di finire in carcere con l’accusa di bancarotta fraudolenta e per altri capi di imputazione tra cui evasione fiscale, truffa ai danni dell’Inps e truffa nell’erogazione di soldi pubblici, due imprenditori finiti nel mirino del pm Fabiana Rapino, dei quali si sono occupati gli uomini del colonnello della guardia di finanza Giuseppe Lopez: L.A., originario di Torre del Greco, ritenuto amministratore di diritto, e G. A., considerato l’amministratore di fatto della Maira srl, una società che commercializzava prodotti di abbigliamento a Pescara. Insieme a loro figurano anche altri tre indagati che sono però tre dipendenti assunti in altrettanti punti vendita, secondo la procura in maniera fittizia per intascare la disoccupazione.

Domani i due principali indagati dovranno sottoporsi all’interrogatorio preventivo che servirà al gip per decidere se e quale misura cautelare eventualmente disporre nei loro confronti: il pm ha chiesto per i due la detenzione in carcere. Si parla di una bancarotta che sfiora il milione di euro, tanto che la procura ha chiesto al gip anche il sequestro preventivo di 950mila euro a carico dei due e di alcune auto di lusso. La Maira nacque a Pescara nel 1992 come commercio al dettaglio di abbigliamento, fino a quando nel 2007 ha cambiato proprietà per poi passare ai due attuali imprenditori nel 2019 quando L.A. acquistò tutte le quote sociali. Vennero aperti tre negozi a Borgorose (RI), Scurcola Marsicana e Rocca di Mezzo: tre negozi che ebbero vita brevissima. Nella richiesta di misura cautelare il pm Rapino disegna un quadro della società piuttosto chiara: «Una struttura societaria artificiosamente costituita e diretta da un unico centro decisionale, finalizzata all’evasione fiscale, al mancato assolvimento degli obblighi tributari, al conseguimento illecito di profitti mediante l’omessa contabilizzazione e dichiarazione di ricavi, l’indebita detrazione dell’Iva, nonché mediante la sistematica predisposizione di bilanci falsi propedeutici all’ottenimento di corposi finanziamenti pubblici». Si parla di partecipazione a fiere e mostre in paesi extra UE, in Albania; partecipazione a fiere in Russia; di aiuti per «intervento di sostegno alla patrimonializzazione»; aiuti per «Garanzia diretta per rimedio a grave turbamento dell’economia» e altro ancora.

Tutte operazioni che secondo l’accusa sarebbero state dirette a ottenere finanziamenti in maniera illecita. «Evidente è la capacità degli indagati», scrive il pm, «di operare mediante documentazione contabile artatamente creata e di ottenere così proventi anche per cifre elevate, con grave danno per l’intera collettività. Il sistema Maira rappresenta un esempio lampante di utilizzo fraudolento degli strumenti di sostegno pubblico all’impresa, attraverso la costruzione di una rappresentazione contabile artificiosa, idonea a superare i criteri selettivi dei soggetti finanziatori».

E il timore della procura è che esistono altre società del gruppo, riconducibili all’amministratore di fatto, che «sono ancora in vita e rappresentano pertanto un appetibile strumento per reiterare condotte e schemi illeciti già collaudati». I fatti contestati vanno dal 2020 al 2023 quando per la Maira venne dichiarata aperta la liquidazione giudiziale dal tribunale di Pescara con sentenza n. 26 dell’11 maggio 2023. Ma le indagini delle fiamme gialle sono andate a ritroso e hanno accertato una serie di irregolarità riportate nella loro informativa.

«In conclusione», scrive ancora la procura, «la documentazione analizzata evidenzia un quadro di gestione societaria assolutamente irregolare, caratterizzato da bilanci e dichiarazioni fiscali falsificati; mancanza di una sede operativa e di un’attività commerciale strutturata; anomalie nei passaggi societari e nei tempi di registrazione ufficiale; divergenze tra i dati contabili dichiarati e le reali movimentazioni bancarie; totale assenza di versamenti fiscali per imposte dovute». Domani l’interrogatorio preventivo.