Bancarotta per l’impero Di Natale, chiusa l’inchiesta

Il re della ristorazione a processo con la moglie e il figlio e altri due. Una condanna a un anno e 4 mesi e un’assoluzione
PESCARA. A cinque anni di distanza dalla sua apertura, l'inchiesta sulla bancarotta dell'imprenditore delle cerimonie, Adamo Di Natale, arriva a conclusione, almeno davanti al giudice (Gup) Mariacarla Sacco. Un procedimento che si chiude con una condanna e un’assoluzione con rito abbreviato e con il rinvio a giudizio (con processo fissato al 9 settembre) per gli altri cinque imputati. Adamo, sua moglie Paola Cavaliere, suo figlio Federico, Luigi Testi ed Enzo Puzone, finiranno sotto processo; mentre Stefano Vairo è stato condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione perché, fra le altre cose, prima della dichiarazione di liquidazione giudiziale della "Stellari Group", la sua società "A&S Partners" sarebbe stata avvantaggiata dai Di Natale a scapito degli altri creditori; assoluzione, invece, per Patrizio Di Benedetto, richiesta dallo stesso pm Luca Sciarretta al termine della sua requisitoria.
I Di Natale, stando alle contestazioni della Procura, nel giro di qualche anno avrebbero distrutto un piccolo impero della ristorazione a Pescara e provincia, mandando in fallimento una serie di società che Adamo Di Natale aveva gestito direttamente e indirettamente, distraendo somme di denaro importanti che superano i 6 milioni di euro e che appunto configurano per l'accusa, il reato di bancarotta fraudolenta.
Le indagini, coordinate dalla Procura, vennero condotte dalla guardia di finanza, corpo esperto in questa materia. In quel periodo i Di Natale gestivano alcuni dei locali più noti della città come il Ristorante Regina Elena, Le Terrazze Roof Garden, il famoso Parco dei Principi sulle colline di San Silvestro, punto di riferimento di centinaia di sposi, e la pizzeria Hombre a Francavilla al Mare. Oltre al reato di bancarotta fraudolenta, per i Di Natale c'era l'evasione fiscale.
Cinque le società coinvolte nel crac: Mas & C., Mas.Ge., Tropik, Zest e Stellari Group, che figuravano come parti offese insieme al ministero dell'Economia e all'Agenzia delle Entrate.
I Di Natale avrebbero anche sistematicamente omesso il pagamento di imposte e contributi previdenziali, generando una esposizione debitoria sempre crescente nei confronti dell'erario, dell'Inps e dell'Inail, sino a un saldo finale di oltre 5 milioni di euro per la Mas; 870mila euro per Mas.Ge.; 4 milioni e 100mila euro per Tropik; 5 milioni e 800mila euro per Zest; e 280mila per Stellari.
Nei capi di imputazione si parla anche di distrazione di personale (che passava da una società all'altra), di importanti macchinari e via discorrendo. E sotto la lente della Finanza sono state registrate anche le piccole distrazioni di denaro che venivano utilizzate per pagare le sale slot e videolottery al casinò municipale di Campione; per i soggiorni in hotel di lusso; per cene nei ristoranti più chic, oltre agli acquisti di capi di abbigliamento costosi.
Al vaglio della Procura e del pm Luca Sciarretta tutta la movimentazione delle società coinvolte, tanto che si è reso necessario assegnare anche due consulenze tecniche e vagliare attentamente le relazioni dei vari curatori fallimentari di quelle società che piano piano venivano dichiarate fallite .
Gli inquirenti hanno avuto a disposizione anche una quantità piuttosto consistente di intercettazioni telefoniche disposte non solo dalla Procura di Pescara, ma anche dalla Dda dell'Aquila, che pure venne interessata da questa complessa inchiesta.