Pescara

Voto a Pescara, intervista a D’Alfonso: «Sentenza che riapre la partita, ma che brutta pagina»

26 Giugno 2025

Il deputato Pd, ex sindaco di Pescara ed ex governatore: «Occorre capire il livello di coinvolgimento di tutti gli attori»

PESCARA «Occorre capire quale sia il livello di coinvolgimento di tutti gli attori». L’onorevole del Pd Luciano D’Alfonso, ex sindaco di Pescara dal 2003 al 2009 ed ex presidente della Regione Abruzzo dal 2014 al 2018, esordisce così. La sentenza del Tar sulle elezioni amministrative a Pescara riporterà al voto 16mila cittadini. Ma non è questa la sola riflessione amara di D'Alfonso, che punta il faro sulle 100 pagine di motivazioni allegate alla sentenza e sulla trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica. «Il Tar ha evidentemente ravvisato atti talmente gravi», dice, «da avere la necessità di coinvolgere la Magistratura».

Prima constatazione: Pescara dovrà tornare al voto. Cosa ne pensa?

«Oltre sedicimila cittadini dovranno andare di nuovo alle urne, dopo averlo già fatto, per decidere il nome del sindaco del capoluogo adriatico. È quello che ha stabilito la sentenza del Tribunale amministrativo regionale, che è stata attesa a lungo».

Una pronuncia definitiva sul ricorso presentato da due cittadini e dall’ex consigliera Stefania Catalano...

«L’esito che vediamo oggi parte da lì: dal ricorso inoltrato rispetto all’esito della competizione elettorale, che ha consentito all’avvocato Masci di evitare il ballottaggio per soli 584 voti. Una sentenza che riapre la partita in 27 sezioni ovvero per il 16 per cento degli elettori di Pescara».

Lei l'ha definita una sentenza che offre diversi spunti di riflessione. Ce li elenchi.

«Innanzitutto, sullo spazio temporale impiegato per giungere al pronunciamento del Tar, arrivato a oltre un anno di distanza dal voto. Almeno 365 giorni di distanza lasciano presupporre che ci sia stato un dibattimento intenso, giuridicamente e amministrativamente combattuto, che si è tradotto in quasi cento pagine di motivazioni, che andremo a leggere in maniera approfondita e a mente fredda».

Per fare cosa?

«Per prendere appunti da tradurre in atti tipici e concreti».

L’altra riflessione?

«È più meditata e amara e riguarda il rinvenimento di plichi elettorali manomessi in ben 21 sezioni sulle 27 in cui il voto è stato annullato, che sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica per le attività di competenza, replicando quanto accaduto, nelle scorse ore, a proposito della gara sulla gestione delle mense ospedaliere in Abruzzo».

Secondo lei, perché?

«Il Tar avrà ravvisato atti talmente gravi da ritenere di coinvolgere la Magistratura penale. Anche su questo passaggio, ci riserviamo di leggere in maniera dettagliata ogni rigo di ogni pagina di quella parte della sentenza, perché ora è il momento di capire in maniera chiara dove si è creato il vuoto amministrativo. Non solo».

Che altro?

«Occorre capire quale sia il livello di coinvolgimento di tutti gli attori, dove sia cominciata la eventuale libera iniziativa di presidenti e scrutatori di seggio, che sono pubblici ufficiali a tutti gli effetti, e quali siano le ragioni a monte. Quelle, oggi, oggetto di revisione sembrano operazioni elettorali di natura bulgara caratterizzate da una incredibile e sconcertante fragilità organizzativa. È interessante il disposto dell’ordinaria amministrazione e degli atti indifferibili e urgenti che viene consentita agli amministratori in carica fino al ritorno alle urne».

In che senso, scusi?

«Questo va a riprova del contenuto impegnativo della sentenza e di quanto questa debba invitare a una riflessione profonda la classe dirigente in carica, con un atto di coraggio che tenga conto di tutta la consapevolezza necessaria. Credo che tale sentenza, meritevole di aver ripristinato in parte la verità di una partita elettorale che, in potenza, avrebbe potuto avere un’altra sorte determinata da quello spauracchio, tutto del centrodestra, chiamato ballottaggio, scriva una brutta pagina per la città di Pescara. A un anno e mezzo dalla nascita della Nuova Pescara la sentenza richiamerà alle urne oltre 16mila elettori, che dovranno essere formati e informati su quanto accaduto. Alla lettura completa della sentenza, si faranno tutte le considerazioni, che probabilmente richiederebbero un atto di coraggio da parte dell’amministrazione in carica».

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