L’Editoriale

Voto tarocco

26 Giugno 2025

L’editoriale del direttore sull’annullamento delle elezioni: «Se c’è una cosa evidente è che il voto alle municipali ha prodotto uno scrutinio alterato e tarocco»

Se c’è una cosa evidente, per chiunque legga questa clamorosa sentenza del Tar (98 pagine), è che il voto alle municipali di Pescara ha prodotto uno scrutinio alterato e tarocco.

Attenzione: questo non significa che il vincitore Carlo Masci abbia una responsabilità diretta (subisce anche lui un danno enorme, viene congelato nel pieno del suo mandato). E nemmeno che il suo avversario, Carlo Costantini (tutto dice che avrebbe potuto andare al ballottaggio ed è stato privato di questo diritto), domani abbia la certezza di vincere le elezioni che si ripeteranno nelle 27 sezioni in cui il collegio giudicante ha ravvisato una soglia (a suo avviso) insostenibile di irregolarità formali e sostanziali. Si tratta di alterazioni che colpiscono anche gli altri due candidati, Pettinari e Fusilli, che nel riconteggio recuperano voti rispetto allo scrutinio originario (anche dove non si rivoterà).

Il primo problema (quasi stupefacente per chi legge la sentenza) è che secondo quanto appurato dai giudici (che compongono un elenco minuzioso di tutte le irregolarità) le sezioni in cui i conti non tornano sono molte di più di 27. Per questo motivo le prime vittime del voto taroccato (il Tar non indica né da chi, né perché) diventano, in primo luogo, i pescaresi, di ogni segno e colore, di sinistra, destra o centro, che subiscono tutti un doppio danno: un sindaco congelato, costretto all’ordinaria amministrazione (e un ricorso al Consiglio di Stato che allunga i tempi dello stallo). E – infine – viene annullata una tornata elettorale indubitabilmente alterata (al punto che va in parte ripetuta). Di più: il Tar passa la palla alla magistratura ordinaria dicendo: su questi dati indagate voi, con strumenti penali.

Il Centro oggi pubblica l’elenco di tutte sezioni incriminate e spiega i motivi della sentenza. Ma domani faremo di più: riprodurremo in integrale (per ogni sezione) i dati elettorali e i rilievi dei giudici amministrativi: solo così potrete farvi una idea voi stessi. Lo scenario che emerge è di quelli che portano a mettersi le mani nei capelli.

Ovviamente questa soluzione crea un doppio paradosso: una nuova campagna elettorale in cui l’intera città – di fatto – sarà aggiudicata a qualcuno che sarà scelto solo dai circa 15mila cittadini aventi diritto al voto. È come se il Tar, pur appurando gli illeciti, avesse cercato la soluzione apparentemente meno invasiva. Ma di fatto a decidere sul futuro sindaco saranno gli elettori di un “collegio puzzle” costruito a macchia di leopardo ritagliando nei quartieri della città – un pezzo qui e un pezzo là – una sorta di micro-elezione suppletiva. Un inedito uninominale-municipale in cui pochi decideranno per tutti.

Ieri, studiando le carte in fretta e furia appena arrivata la sentenza – cari lettori – ci siamo subito resi conto di due elementi importantissimi. Il primo è questo: l’enorme gravità degli episodi che il Tar elenca e certifica. Ci sono schede scomparse e riapparse, conti elementari che non tornano anche in altri quartieri, i plichi sigillati delle schede (il nostro Pietro Lambertini ha scovato persino le foto, che trovate a pagina 3) aperti, manipolati, in alcuni casi addirittura sventrati. Ma è come se arrivati a un passo dal traguardo, indecisi se salvare la giunta o cancellare il risultato, i giudici del Tar avessero partorito una classica soluzione a metà strada, la nostra specialità nazionale: non annullano, né salvano. Poi saranno altri (il Consiglio di Stato o la Procura) a scrivere la parola fine.

Domani vi sommergeremo di dati per aiutarvi a capire dove, quando, perché i conti non tornano. E allo stesso tempo raccontare la particolarissima dinamica della campagna elettorale parziale che si dovrà celebrare (la data non è ancora fissata) fra settembre e ottobre.

Non c’è bisogno di essere vicini al sindaco Masci, o a Costantini, o a Pettinari o a Fusilli, per capire che una città come quella di Pescara non può decidere chi la governa, con uno scenario elettorale così terrificante, con orrori ai seggi che oggi non si verificano nemmeno in una sperduta provincia congolese.

Non è una commedia all’italiana, non è Totòtruffa: è uno scempio del più elementare diritto democratico che deve essere punito in maniera esemplare, perché non si deve ripetere mai più.