Sabatino Trotta suicida in carcere a Vasto: assolto anche il poliziotto

La morte in cella del dirigente Asl di Pescara. Dopo la direttrice (deceduta a gennaio) tocca all’assistente capo delle guardie penitenziarie uscire dal processo a testa alta
VASTO. Ha chiuso gli occhi che si riempivano di lacrime di gioia ed ha rivolto lo sguardo al cielo. Per Antonio Caiazza, 57 anni, l'assistente capo e coordinatore del carcere di Torre Sinello finito a giudizio con l'accusa di omicidio colposo dello psichiatra Sabatino Trotta e violazione dell'articolo 40 del codice penale, per non aver impedito l'evento luttuoso, dopo 4 anni di processo ieri è arrivata l'assoluzione da parte del giudice monocratico del tribunale di Vasto, Stefania Izzi, con la formula “il fatto non sussiste”.
È la fine di un incubo. Un’assoluzione che lui ha dedicato alla moglie scomparsa di recente e che per 4 anni è sempre stata al suo fianco. Il giudice Izzi ha accolto le motivazioni dei difensori, gli avvocati Arnaldo Tascione e Marisa Berarducci, ma anche le richieste della pubblica accusa rappresentata dal pm Giovanni Grieco. «E' stato riconosciuto che la sorveglianza è avvenuta nelle forme e nei modi previsti dal regolamento», hanno rimarcato Tascione e Berarducci soddisfatti.
È stata una lunga udienza e la sentenza è arrivata nel tardo pomeriggio. Fino all'ultimo il fratello e i genitori di Trotta, costituitisi parte civile assistiti dall’avvocato Ernesto Torino Rodriguez, hanno sperato in un epilogo diverso. Dal processo è emersa con chiarezza la volontarietà del gesto suicida dello psichiatra pescarese Sabatino Trotta avvenuto il 7 aprile del 2021, nel giorno del suo arresto nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Pescara su presunte tangenti legate a una cooperativa di Lanciano per una serie di appalti con la Asl da oltre 11 milioni di euro indetti dalla Azienda sanitaria pescarese per l’affidamento della gestione di residenze psichiatriche extra ospedaliere. Durante il lungo processo, al cospetto del giudice monocratico Stefania Izzi, sono stati ascoltati anche l’infermiera che il giorno dell’arresto dello psichiatra aveva somministrato al medico le terapie richieste e il dottor Francesco Paolo Saraceni, responsabile e coordinatore dello staff medico della medicina penitenziaria del carcere di Torre Sinello. Entrambi hanno dichiarato che Trotta quel giorno appariva sereno. Nulla faceva presagire che avesse deciso di suicidarsi. La sua morte, che in base alla perizia del medico legale Pietro Falco, è sopraggiunta per asfissia meccanica, è arrivata nel giro di pochi minuti. Trotta si impiccò con il laccio dei pantaloni della tuta legandolo al gancio di apertura di una finestra. Nessuno, secondo la difesa di Caiazza, avrebbe potuto salvarlo.
Non erano d’accordo i due consulenti medici delle parti civili Adriano Tagliabracci e Vittorio Fineschi. Per loro è mancato qualcosa. Entrambi hanno posto in evidenza l’assenza di controllo del detenuto durante la permanenza all’interno della cella. «Per Antonio Caiazza che ha trenta anni di servizio alle spalle e che durante la sua carriera ha ricevuto anche diverse note di merito, questa è la nota più bella», hanno rimarcato i difensori. «Il nostro assistito anche in questo caso ha seguito il regolamento e fatto il suo dovere». L'assoluzione di Caiazza fa il paio con quella della ex direttrice del carcere, Giuseppina Ruggero, 63 anni, uscita a testa alta dalla vicenda giudiziaria a gennaio 2024. «Mai avuto dubbi sull'innocenza della mia cliente», aveva dichiarato soddisfatto il legale della donna, l'avvocato Massimo Solari. Ruggero era deceduta lo scorso gennaio.
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