Caso elezioni: adesso la procura indaga su buste strappate e aperte

Il Tar manda gli atti alla magistratura: «Plichi lacerati, il dolo non può escludersi» e la sentenza parla di «gravi carenze» e ipotizza «un flusso di schede non tracciate»
PESCARA. «Non può affermarsi e neanche escludersi che vi sia stata un’attività postuma che, colposamente o dolosamente, abbia determinato la lacerazione dei plichi». Per questo, sarà un’inchiesta della Procura a scoprire se le elezioni comunali di Pescara dell’8 e 9 giugno 2024 sono state segnate non soltanto da «numerosissime irregolarità» ma anche da «potenziali manomissioni». Il Tar ha mandato gli atti in Procura «per una eventuale verifica circa la sussistenza di ipotesi di reato». La contrapposizione politica adesso travalica e sfocia in uno scontro giudiziario tra i due Carlo: Carlo Masci di Forza Italia non cita mai i risvolti giudiziari; Carlo Costantini, civico di centrosinistra, si affida alla procura: «Alla Procura della Repubblica di Pescara, alla quale il Tar ha trasmesso la sentenza e l’intero fascicolo processuale, spetterà il compito di accertare se si è trattato di brogli o solo di irregolarità, per quanto gravissime».
Le 98 pagine della sentenza amministrativa parlano di «gravissime lacune nella verbalizzazione» e annunciano eventuali profili di irregolarità e fino a ipotizzare «un possibile flusso di schede non tracciato»: le foto che pubblichiamo in esclusiva fanno parte della documentazione passata al setaccio dai giudici Paolo Passoni (presidente), Massimiliano Balloriani e Silvio Lomazzi. Ci sono buste strappate, buste aperte e buste senza timbri.
«Gravi carenze», dice la sentenza che passa in rassegna una lunga serie di irregolarità: «Nella sezione 25 il verbale presenta gravi incongruenze come si evince dalla verificazione; nelle sezioni 47, 73, 95, 145 e 169, il verbale della sezione non ha addirittura affatto riportato il dato delle schede ricevute; e anche nelle sezioni 42, 45 e 78, in cui come visto sono pure state rinvenute schede in più o in meno rispetto a quelle consegnate, non è stato verbalizzato dalla sezione il numero delle schede ricevute».
La sentenza racconta di schede che spariscono e poi riappaiono: «In queste sezioni il fatto di per sé grave dell’apparizione/sparizione di schede è reso ancora più grave dalla prova di un controllo e una gestione delle operazioni del tutto superficiale. Il fatto che alcune schede siano scomparse in alcune sezioni e rinvenute in più in altre non dimostra ovviamente in modo univoco l’esistenza di fenomeni dolosi funzionali alla migrazione delle stesse, ma è sicuramente in grado di incidere sulla genuinità del risultato elettorale, sull’attendibilità delle operazioni; sorgono oggettivamente dei dubbi che non sono compatibili con l’affidabilità del risultato». Su questo, la memoria difensiva dell’amministrazione Masci ribatte così: «Poiché le schede non possono autogenerarsi, quelle asseritamente “apparse” in alcune sezioni (peraltro in numero che talvolta, nelle tesi di controparte, supera addirittura quello delle schede che risultano consegnate alla stessa sezione) non potrebbero che provenire dalle schede “scomparse” in altre sezioni; ciò che imporrebbe, per l’appunto, la modalità di sommatoria algebrica delle stesse». Ma, per il Tar, non può valere una visione del genere: «Sembra in altri termini volersi affermare che, se una scheda sparisce da una sezione e appare in un’altra, il dato dovrebbe essere considerato del tutto neutro». Il Tar dice che «tale flusso disvelerebbe un effetto inquinante ben più grave della semplice apparizione e sparizione di schede o dell’insufficiente tracciamento delle stesse nei verbali sezionali. Il fatto che la verificazione potrebbe aver messo alla luce un possibile flusso di schede non tracciato impone quantomeno massima cautela».
Il Tar apre la strada a un sospetto che secondo i cittadini ricorrenti sarebbe invece accertato: «Se non vi è prova della cosiddetta scheda ballerina, infatti, emerge a tratti un possibile “spostamento” di schede in varie sezioni; 23 nella sezione 140, senza plausibile giustificazione».
La sentenza descrive un clima da improvvisazione nei seggi elettorali: «Non c’è bisogno di invocare fenomeni illeciti, come appunto la scheda ballerina, ma ci si riferisce al rischio di contagio procedimentale: anche uno scarto minimo, se frutto di procedura compromessa può rivelare una vulnerabilità sistemica nella sezione, quando non è stato possibile attribuire a tale “non corrispondenza” il carattere univoco di mero errore isolato».