Ivan morto nel fiume Orta, l’amico che si è tuffato con lui: «Non siamo stati imprudenti»

Marco si è gettato nel fiume con il 35enne di Asti: «Insieme abbiamo vissuto mille avventure». E il sindaco fa l’appello: «In montagna serve attenzione, ora metteremo più cartelli informativi»
CARAMANICO TERME. «Il gesto non è stato imprudente». Marco, l’amico storico di Ivan Reggio, martedì pomeriggio si è tuffato tra le acque del fiume Orta, in un punto dove, spiega il sindaco di Caramanico «è assolutamente vietato fare tuffi». Ma Ivan e Marco, inseparabili da quando avevano 9 anni, hanno comunque deciso di sfidare la natura: forse il caldo, forse la voglia di mettersi alla prova, insieme si sono gettati tra gli alvei impervi, tra le rocce bianche e l'acqua cristallina di un torrente che non lascia sconti a nessuno. «Io e Ivan abbiamo vissuto mille avventure sin da quando avevamo 9 anni», racconta Marco al Centro, «Ivan era una persona forte e consapevole di sé».
IL RACCONTO DELL'AMICO
Ivan, 35 anni, era arrivato da qualche giorno in Abruzzo per festeggiare il compleanno del papà Luigi che proprio ieri ha compiuto gli anni. E invece al padre ieri è toccato il riconoscimento del figlio in obitorio. Dopo l’ispezione cadaverica, la salma, su disposizione del pm Luca Sciarretta, è stata restituita ai familiari che con molta probabilità programmeranno i funerali in Piemonte. Ivan abitava a Castello di Annone, in provincia di Asti, con la madre; solo il papà si era trasferito ormai da anni in Abruzzo per lavoro. Dopo un periodo in cui aveva fatto il militare, negli ultimi mesi Ivan lavorava come manutentore di un’azienda astigiana. In questi giorni era ospite dal papà che dal secondo matrimonio aveva avuto altre due figlie di 18 e 16 anni. È insieme alle due ragazze, al fidanzato di una di loro e a Marco che Ivan martedì pomeriggio è andato a Caramanico per una giornata di relax. La sera ci sarebbe stata la prima festa per il compleanno del papà. Ma martedì è stato l'inizio di un incubo: dopo aver pranzato, il gruppo è sceso lungo il sentiero, in tre sono rimasti sulle rocce, Marco e Ivan si sono tuffati. Marco, che da anni pratica parkour in città e in montagna, è riemerso dal fiume. Ivan è stato invece inghiottito dalla corrente e il suo corpo è stato ritrovato dopo cinque ore di ricerche. Ed è da qui che si scatenano i commenti di chi quella zona l’ha vista anche solo da una foto, con i messaggi che condannano il gesto dei ragazzi. «Di quello che dice la gente non mi interessa», risponde Marco, «tutte le persone che avevano bisogno della mia parola la hanno avuta di persona».
IL TUFFO VIETATO
Quello di martedì è però solo l’ennesimo incidente che segna quell'area micidiale anche per gli esperti. Negli anni il Comune di Caramanico Terme si è adoperato per segnalare con i cartelli la zona che porta alle rapide di Santa Lucia. «Abbiamo installato da tempo i divieti», spiega il sindaco Franco Parone, «quella è una zona fuori sentiero, molto pericolosa dove c’è il divieto assoluto di balneazione. Non si può fare il bagno, né tantomeno visitarlo». All’imbocco del sentiero percorso martedì dai cinque ragazzi, c’è già un primo cartello che fa da avvertimento “Sentiero di montagna, presta la massima attenzione”. Ma davanti all’ennesimo incidente in montagna, l’amministrazione corre al riparo: «I fatti ci dicono che non si fa mai abbastanza, dobbiamo potenziare i cartelli informativi e faremo una campagna choc per informare le persone dei rischi e pericoli della montagna». Ma rimane un punto fermo: «Di base serve consapevolezza e responsabilità quando si va in montagna», conclude il sindaco, «se mancano l’incidente è sempre dietro l’angolo. La montagna, lo sappiamo, non perdona».