Botte e insulti agli alunni delle elementari, maestra finisce sotto accusa

4 Dicembre 2025

La procura chiede gli arresti domiciliari per una insegnante: botte sulle mani e capelli tirati, libri in testa e insulti in classe, I piccoli studenti apostrofati così: «Capra, imbecille, scema». E ancora: «Sbrigati o ti ammazzo»

PESCARA. Rischia gli arresti domiciliari e anche la sospensione dal servizio, una maestra di Pescara accusata di maltrattamenti nei confronti dei suoi allievi. Una vicenda allarmante per i genitori dei bambini e angosciante per gli stessi alunni che avevano perso la voglia di andare a scuola e accusavano fastidi anche fuori del contesto scolastico, «costretti a vivere in costante stato di soggezione psicologica, ansia e paura», come si legge nell’imputazione. Una indagine condotta con celerità dal pm Benedetta Salvatore, visto che non si tratta di un singolo caso: un comportamento sicuramente sconveniente dell’insegnate, ma comunque circoscritto.

La maestra, nella sua qualità di supplente, avrebbe tenuto un atteggiamento aggressivo nei confronti dei suoi piccoli alunni in tre scuole, in un arco temporale anche ridotto che va dal 12 settembre scorso fino ad oggi. E il magistrato, prima di arrivare alla decisione di chiedere una misura cautelare, ha acquisito una lunga serie di testimonianze di genitori di tutti e tre gli istituti comprensivi nei quali la maestra ha prestato e presta tutt’ora servizio.

Tutto nasce dalla segnalazione del genitore di un bimbo di 5 anni che frequenta la prima elementare (inviata anche all’Ufficio scolastico provinciale e regionale), che ha lamentato il fatto che diversi bambini della classe di suo figlio avevano riferito di gravi condotte poste in essere dalla maestra nei confronti dei piccoli alunni: schicchere sulle orecchie, libri sbattuti in testa, tirate di capelli, violenze verbali del tipo «sbrigati o ti ammazzo». E questo genitore è stato il primo ad essere sentito dal magistrato, raccontando di aver ricevuto una nota sul quaderno del figlio apposta dalla maestra che si lamentava del comportamento dell’alunno e che quindi voleva incontrare i genitori. Così questi ultimi hanno contattato altre mamme (attraverso il gruppo Whatsapp delle mamme), venendo a scoprire altri episodi violenti da parte della stessa maestra. La procura ha deciso quindi di ascoltare anche la dirigente dell’istituto che nel frattempo, dopo quella segnalazione, aveva convocato la maestra che era rimasta in silenzio, contestando soltanto di non aver mai detto la frase «se non lo fai ti ammazzo». Morale, la dirigente, dopo quel colloquio, mette fine alla supplenza. Il pm sente comunque tutti i genitori che avevano espresso delle lamentele, registrando una serie di episodi incresciosi come quello accaduto ad una bimba di 5 anni che non riusciva a prendere lo zaino che era agganciato alla sedia e che ha ricevuto dalla maestra dei libri in testa.

Ma le indagini hanno accertato anche che la maestra aveva intanto preso un’altra supplenza (una quarta elementare) in un diverso istituto per una decina di giorni. E quindi è stata ascoltata anche la dirigente di quella scuola che ha confermato l’esistenza di lamentele di genitori per una serie di insulti ai bambini del tipo: «Allora ci sei o ci fai un deficiente?», frase indirizzata peraltro ad un bimbo cui era stata diagnostica una iperattività e un disturbo dell’attenzione; schiaffi sulle mani per aver utilizzato la lim (lavagna interattiva multimediale) in maniera inappropriata; braccia strattonate e via dicendo. Poi, la maestra passa al terzo istituto con una classe quinta. E anche in questo caso la dirigente riferisce di lamentele di alcuni genitori cui i figli avevano riferito le parole offensive con le quali venivano apostrofati dalla maestra: «Capra, imbecille, sbrigati scema». Un comportamento dunque ripetuto in scuole diverse e con bambini di classi diverse (e di età dai 5 ai 10 anni). E nel motivare la sua richiesta di arresti domiciliari, il pm Salvatore spiega che le dichiarazioni dei genitori appaiono attendibili, anche perché nessuno di loro ha inteso formalizzare denunzia querela e quindi si può escludere che le loro dichiarazioni fossero strumentali ad altri fini. «Emerge che l’indagata», scrive il pm, «in tre istituti diversi ha posto in essere nei confronti dei minori a lei affidati per ragioni di educazione, istruzione, cura e vigilanza, condotte connotate da violenza fisica e verbale che hanno cagionato un evidente disagio e sofferenza nei bambini a lei affidati, taluni ancora in tenera età». E poi la considerazione che ancora oggi presta servizio nell’ultimo istituto, ma anche «che è presente nella graduatoria di interpello provinciale, dalla quale qualsiasi istituto può attingere personale», e quindi esiste il pericolo di reiterazione del reato di maltrattamenti contestato.

Nei giorni scorsi l’indagata è stata sottoposta all’interrogatorio preventivo da parte del gip Mariacarla Sacco, fornendo la sua versione dei fatti, e ora si attende solo la decisione del gip: se adottare o meno la misura cautelare.