Brigata Maiella: addio a Nicola Troilo partigiano-bambino 

A neanche 14 anni chiese al padre Ettore di salire in montagna con lui. Molti i messaggi di cordoglio. Oggi alle 17 l’ultimo saluto a Torricella Peligna

LANCIANO. Nicola Troilo è morto l'altra sera nell’ospedale di Lanciano, assistito dai parenti, e oggi pomeriggio farà ritorno a Torricella. Aveva 87 anni e soffriva da diverso tempo di una grave malattia. Era il primogenito di Ettore Troilo, il fondatore della Brigata Majella, nelle cui fila il quattordicenne Nicola militò non da combattente, ma come piccolo furiere. Nato a Roma, come i fratelli Carlo e Michele, ha svolto nella capitale la sua attività di avvocato civilista, la stessa del padre, da cui ricevette prima della guerra delle vere e proprie lezioni di antifascismo.
Nel 1967 pubblicò la "Storia della Brigata Majella", riedita e arricchita sei anni fa dall'editore Mursia, con una prefazione di Ferruccio Parri. Lo studio costante della storia patria e la frequentazione naturale degli ambienti antifascisti romani sono stati una costante nella vita di Nicola, amico personale della famiglia dell’ex-presidente Giorgio Napolitano.
Ciononostante era un personaggio schivo, non amante dei riflettori, anche se la sua presenza si avvertiva subito grazie alla figura alta e magra, dalla folta chioma argentea, il volto scavato da profonde rughe, il parlare pacato e rauco per il gran fumare.
In questi ultimi anni tornava spesso a Torricella, dove tre anni fa ricevette dall’allora sindaco Tiziano Teti un premio chiamato “Torricellano nel mondo”, gradito molto ma accettato con un senso di amarezza per i tempi che mutano e dimenticano i valori del passato. Visitava spesso l' Abruzzo per incontrare studenti e scolaresche di vario grado ai quali parlava dei patrioti della Majella, della lotta partigiana al fianco degli inglesi e dei polacchi fino a Brisighella, del padre che nel dopoguerra tornò a fare l’avvocato dopo una parentesi politica a Milano come prefetto della Repubblica, esperienza ricordata dal fratello Carlo in un interessante libro intitolato “La guerra di Troilo” pubblicato qualche anno fa dalla Rubbettino. Rimasto vedovo vent’anni fa della moglie Anna Testa («Una delle persone più belle della mia vita insieme ai miei figli Daniela e Luca» disse un paio d’anni fa ad un periodico locale), ritrovò vitalità nella giovane compagna Caterina, che lo ha seguito dovunque e gli è rimasto al fianco fino all’ultimo. Era iscritto all’Anpi provinciale di Pescara, intitolata ad Ettore Troilo, ed era consigliere della Fondazione Brigata Majella, associazioni che hanno subito espresso il loro cordoglio. «Se ne va un italiano con la schiena dritta», ha scritto lo storico Enzo Fimiani, presidente onorario dell’Anpi Pescara. «Perdiamo un testimone e un protagonista della vicenda straordinaria della Brigata Maiella e di una famiglia a cui debbono infinita riconoscenza tutte le italiane e gli italiani che si riconoscono nei valori della Costituzione», scrivono Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione e Marco Fars, segretario regionale. «Perdiamo un riferimento importante della nostra storia di abruzzesi e di italiani», ha detto il sindaco di Pescara Marco Alessandrini.
In questi ultimi anni a Roma Nicola Troilo faceva spesso visita a Nicoletta Di Luzio, superstite della strage di S. Agata a Gessopalena, che lo ricorda «come uno di famiglia». L’ultimo saluto è previsto oggi pomeriggio alle 17 a Torricella Peligna nella Villa Troilo, vicino alla pineta, da cui la salma si dirigerà verso il vicino cimitero. Cerimonia laica, accennata in una sua breve poesia dedicata al padre, che conclude “lo sterminato cammino verso il nulla”.