Bussi, silenzi e ritardi sull'acqua contaminata dalla discarica

Depositata la relazione dell'isituto superiore di sanità sulle analisi del 2007: sostanze tossiche, pericoli per la salute, ai consumatori nessuna informazione. Chiodi: nessuno mi ha mai parlato di rischi, avrei preso provvedimenti. De Sanctis (Forum acqua): tutti zitti, mi dissero che avevo fatto allarmismo

PESCARA. «Non sapevo nulla di questi dati e non ho mai ricevuto segnalazioni dall’Istituto superiore della sanità. Certo, conosco bene il problema e la gravità del sito di Bussi ma del rischio per la salute nessuno mi ha mai detto nulla altrimenti avrei preso provvedimenti». Per il presidente della Regione Gianni Chiodi, eletto nel 2009, due anni dopo la scoperta della mega-discarica di Bussi da parte della Forestale all’epoca guidata da Guido Conti, la relazione dell’Istituto della sanità (Iss) è stata una sorpresa perché, come sottolinea ancora, «da quando sono in carica nessuno mi ha avvertito di rischi connessi alla salute, mentre mi sono occupato di far inserire il sito di Bussi, per la gravità dell’inquinamento, nei siti di interesse nazionale. Sono stati stanziati 50 milioni per poter iniziare la bonifica che non sono ancora arrivati».

IL FATTO "Contaminata l'acqua destinata a 700mila persone"
Le analisi choc in versione integrale / Il videoreportage / Foto

Chiodi: «Non sapevo nulla, non sono mai stato avvertito». Chi doveva avvertire i cittadini? A chi spettava dire se bere quell’acqua era pericoloso o no? E’ stato questo un altro grande tema posto dalla stessa relazione, pubblicata ieri dal Centro, e a cura di un gruppo di lavoro formato da Riccardo Crebelli e Luca Lucentini, consulenti tecnici dell’avvocatura dello Stato che difende il ministero parte civile, così come la Regione, nel processo di Bussi in Corte d’Assise a Chieti. Perché la relazione, oltre a mettere per iscritto in maniera scientifica che «l’acqua contaminata» – secondo i campioni del 2007 – «è stata distribuita in un vasto territorio, a circa 700 mila persone e anche a fasce a rischio come scuole e ospedali», si scaglia anche contro la «disinformazione», segnala in più punti «l’omissione di ogni comunicazione sui rischi» che hanno «pregiudicato le attività di controllo e di sorveglianza sugli inquinanti» ma anche «le misure di protezione dei consumatori». Così, quel documento che fa riferimento a una mare magnum di dati e di analisi del 2007 racconta anche che è probabile che tutti sapessero della gravità della situazione di Bussi ma che, poi, nessuno si sarebbe preso la briga di prendere provvedimenti, di agire.

Nel frattempo, in questi anni, è stata la magistratura a muoversi, sono stati i pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli – che hanno coordinato le indagini della Forestale oggi guidata da Annamaria Angelozzi – a mettersi a tavolino e a studiare il cloroformio, il mercurio e tutte le sostanze tossiche per capire cos’era quella “bomba ecologica” e per condurre, quindi, l’accusa di un processo complesso che ha portato alla sbarra in Corte d’Assise tanti ex vertici e amministratori della Montedison.

«Dalle istituzioni sette anni di silenzio». «E invece le istituzioni non hanno mai detto nulla in questi anni», dice Augusto De Sanctis, oggi del Forum abruzzese del movimento dell’acqua, una delle voci più battagliere in questi anni insieme a quella di tante associazioni ambientaliste e del consigliere di Prc Maurizio Acerbo che nel 2007 presentò un’interrogazione parlamentare. «Nessuno ha creduto a quello che dicevo e nel 2007 presentarono un esposto contro di me e Acerbo per procurato allarme», ricorda De Sanctis che aggiunge anche: «Se i pozzi Sant’Angelo sono stati chiusi è solo grazie a noi».

«La prima regola? Trasparenza con i cittadini». Vista da fuori l’Abruzzo la vicenda di Bussi lascia allibiti.

E’ stato questo il sentimento che ha animato ieri Erasmo D’Angelis, ex sottosegretario alle Infrastrutture del governo di Enrico Letta e per anni presidente di Publiacque, la società del servizio idrico della provincia di Firenze. Per D’Angelis, intanto, a occuparsi della discarica di Bussi doveva essere una filiera formata da «ministero, Regione e Comuni». Quando guarda alla relazione dell’Istituto superiore della sanità D’Angelis si sorprende di come quei dati sia nuovi per chi vive in Abruzzo. «Evidentemente, tutti i poteri dello Stato sono stati immobili oppure sono arrivati in ritardo oppure sono stati inesistenti». Cos’è Bussi? «Si resta allibiti», dice, «perché sembra che la discarica sia stata scoperta oggi e invece esiste da quasi un decennio», dice l’ex sottosegretario che conosce bene la discarica dei veleni. «Bussi è il simbolo di una bomba ecologica che nessuno ha saputo disinnescare soprattutto in un territorio che, intanto, è ricco di acqua e che poi deve attrarre turismo, ricchezza. Evidentemente in questa vicenda ci sono stati errori prima, durante e dopo anche perché la prima regola è la trasparenza verso i cittadini». L’ex sottosegretario, intanto, avvierebbe, come spiega, «una campagna di campionamenti perché occorre un ritorno alla normalità: campionamenti a tappeto dal punto di vista scientifico per restituire certezze ai cittadini»d. Poi, l’ex sottosegretario dice, quindi, che è necessario «puntare sugli investimenti strutturali con cui, ad esempio, è stata affrontata la situazione a Firenze».

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