Caccia al bombarolo in tutto l'Abruzzo Lo stupore in paese: "È un brav’uomo"

Il sindaco di Roccamontepiano: "Un eccentrico dalle insospettate abilità, non un emarginato"
ROCCAMONTEPIANO. La prima reazione è di stupore. Nessuno a Roccamontepiano ricorda di aver mai avuto mai un diverbio con Roberto Di Santo, che nel ricordo di molti è semmai un paesano molto attivo nel sociale e persona pronta a gesti altruistici. Aveva collaborato alla "Carnevalata" del 2011, a febbraio con repliche l'estate successiva, alle rappresentazioni teatrali in cartellone. Aveva infatti disegnato i fondali del palcoscenico prestandosi volontariamente e senza chiedere in cambio nulla, nemmeno il rimborso per le spese sostenute. «Un brav'uomo che aveva lavorato all'estero, come molti di noi», lo ricorda un conoscente, «E che aveva avuto un matrimonio sfortunato, tutto qui», è la chiusa un po' sbrigativa, pronunciata con tono diplomatico. Idraulico ed elettricista, spazzacamino e costruttore di camini con materiali raccogliticci ma dall'esito artistico buono, dice qualcuno. Mentre è un mistero la svolta violenta, autogiustizialista preceduta da meditazioni e predicazioni tra il mistico e l'arcano, che ora tutti cercano di leggere sul blog che Di Santo aveva di recente messo in rete (www.rodisan.it). Un sito dalle atmosfere crepuscolari e inquietanti, dove si citano scrittori come il biblista ufficiale Mauro Biglino e il controverso storico delle religioni Zecharia Sitchin. Letture che Di Santo, dicono qui, aveva abbracciato nello scorso decennio dopo un'avventura giudiziaria per possesso di armi senza licenza. E che erano sfociate in un libro, intitolato "L'innominabile", che doveva essere presentato in paese nel corso di un incontro letterario. Ma poi non se ne fece niente. Ora si guarda con nuovi occhi la casa della famiglia Di Santo in via della Grava, dove l'attentatore di Cepagatti e Chieti ha ambientato una serie di filmati autoprodotti caricati poi su Youtube. E dove ha trascorso nottate elucubrando su teorie intorno alla nascita dell'uomo e dell'universo, o scrivendo le già famose lettere a Napolitano, Obama e alla magistratura in cui si reclamano una nazione e un mondo più giusti con linguaggio confuso e involuto, pieno di imprecisioni sintattiche ma condito anche di termini come "epistemologia"e "gnosi". E discussioni disinvolte su democrazia, Vangelo e Corano. «Di Santo», racconta il sindaco, Orlando Donatucci, «è conosciuto in paese come persona eccentrica, dalle insospettate abilità. Ma non è mai stato un emarginato, e anzi si è distinto come fra i più attivi quando c'era da collaborare per mettere su manifestazioni, lavorare insomma. Lo ricordo come appassionato di commedie dialettali a cui aveva preso parte come attore prima di dedicarsi alla scenografia». Nella zona di San Rocco, ricorda un amico di vecchia data, c'era perfino un'opera scultorea estemporanea realizzata da Di Santo. «Da un tronco di un albero pericolante appena tagliato», dice, «ricavò un originale sedile. Che poi è sparito, forse rubato da qualcuno per farne legna da ardere».
Francesco Blasi
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